La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) definisce la diversità biologica come: “la variabilità degli organismi viventi, degli ecosistemi terrestri, acquatici e i complessi ecologici che essi costituiscono; essa comprende la diversità intraspecifica, interspecifica e degli ecosistemi”.
L’articolo 1 della Dichiarazione sulla Diversità Culturale dell’UNESCO (2001) inizia così : “La cultura assume forme diverse nel tempo e nello spazio. La diversità si rivela attraverso gli aspetti originali e le diverse identità presenti nei gruppi e nelle società che compongono l’Umanità”. Tale diversità si esprime in alcuni ambiti principali:
Si può, dunque, definire la Diversità Bioculturale come “la diversità della vita in tutte le sue manifestazioni: biologiche, culturali e linguistiche, che sono correlate tra loro all’interno di un complesso sistema di adattamento socio-ecologico”. “La diversità della vita non consiste solo nella varietà di specie animali e vegetali, habitat ed ecosistemi esistenti sul pianeta, ma anche nella varietà delle culture e dei linguaggi umani” (Dr. Luisa Maffi, co-fondatrice e Presidente dell’ONG ‘Terralingua’)
La diversità bioculturale è il risultato della miriade di modi diversi che gli umani hanno usato per interagire con la natura che li circondava. Tale co-evoluzione ha generato conoscenze e pratiche, che variano da luogo a luogo: un serbatoio di esperienze, metodi e abilità che aiutano le varie società a gestire le risorse che hanno a disposizione.
La conservazione della biodiversità e il miglioramento delle condizioni di vita sono stati spesso considerati concetti contrastanti; la loro conciliazione, però, rappresenta l’unica soluzione per permettere alle comunità indigene di progredire nel pieno rispetto della loro identità. La comunità internazionale ha dichiarato che vige una stretta dipendenza tra tali comunità e le risorse naturali di cui dispongono. Nonostante sia stato ampiamente riconosciuto il contributo fondamentale che le loro antiche conoscenze forniscono, sia in termini di conservazione che di uso sostenibile delle diversità biologiche, in India c’è ancora molta resistenza da parte delle autorità locali e del Dipartimento Forestale nell’ammettere l’importante ruolo che tali popolazioni svolgono nel preservare la biodiversità nelle aree forestali.
Il principale tentativo di intervento è agevolare i gruppi indigeni nell’uso e nella tutela della biodiversità attraverso una strategia che sia favorevole per tutti. Tali comunità vivono a ridosso delle foreste e da queste traggono i prodotti per soddisfare molteplici necessità come materiali per la costruzione di case, legna da ardere, sostanze curative, cibo ecc. In India, in particolare, le società tradizionali attribuiscono a questi beni un importante significato sociale e culturale. I prodotti forestali non legnosi giocano un ruolo essenziale come mezzo di sostentamento tradizionale, ne consegue quanto una gestione sostenibile delle foreste risulti cruciale per le comunità native. Dalla loro prospettiva, il concetto di sviluppo è strettamente connesso alle condizioni ambientali: non può esserci benessere che non comprenda l’accesso, la gestione e il controllo di territori e risorse secondo i loro usi e costumi. La più grande sfida che si trovano ad affrontare è essere certi della protezione del territorio, del riconoscimento legale delle loro proprietà, dell’uso di terra e risorse nel modo consueto.
Obiettivi principali di Conscious Journeys, sin dalla sua nascita, sono la protezione e la promozione della diversità biologica e culturale nei paesi dell’Asia del Sud. In particolare, il gruppo si impegna affinché le comunità locali possano beneficiare di una equa e trasparente distribuzione dei ricavati provenienti dall’utilizzo delle loro risorse naturali e dalle loro conoscenze.
Conscious Journeys promuove prodotti come: materie prime e prodotti alimentari finiti biologici, prodotti forestali non legnosi, prodotti tessili e manifatturieri, itinerari turistici incentrati sul patrimonio bioculturale. Tutti i nostri progetti collegati alla diversità bioculturale sono sempre condotti in collaborazione con istituzioni locali e nazionali, aziende private, organizzazioni comunitarie e ONG. Sosteniamo, inoltre, numerose iniziative in tutta l’India che mirano alla tutela della diversità bioculturale.
I nostri sforzi maggiori si svolgono nella regione dei Ghati Occidentali nel distretto di Nilgiri (letteralmente montagne blu), nel Sud dell’India, che copre un area di 2479 kmq toccando i confini dei tre stati di Tamil Nadu, Kerala e Karnataka. La regione di Nilgiri è una delle aree ecologiche più fragili ed è stata la prima bio-riserva dell’India dichiarata dall’UNESCO nel 1986 inserendola nel programma ‘Man and Environment’ (Uomo e Ambiente).
Durante il colonialismo inglese, parte della vegetazione autoctona è stata sostituita da monocolture di tè e piantagioni di caffè e, nel corso del tempo, l’esigua popolazione nativa ha dovuto subire le migrazioni di altri gruppi provenienti da diverse parte del paese. I Ghati Occidentali rimasero, per un lungo periodo, isolati dal resto del paese, divenendo così rifugio per alcune comunità che si sono adattate alla vita nella foresta divenendo pastori, artigiani, raccoglitori, curatori, cacciatori o contadini per procurarsi il sostentamento necessario. La coesistenza tra uomo e ambiente si è poi tramutata in una simbiosi rituale, economica e sociale, che è durata nel tempo. Attualmente, il numero dei migranti supera quello dei nativi: secondo il censimento del 1991, nel Nilgiri, su una popolazione totale di 710.214 persone, gli abitanti nativi sono 25.048, ovvero il 3.53%.
Il progetto mira allo sviluppo e all’attuazione, su scala ridotta, di un modello replicabile basato su un uso equo e sostenibile delle risorse naturali, che possa accrescere le opportunità di sostentamento del popolo Kattunayakan.
Obiettivo Generale:
Assicurare un uso equo e partecipativo delle risorse naturali, nel pieno sostegno della biodiversità, e di strategie di sussistenza sostenibili per le comunità indigene della biosfera del Nilgiri.
Obiettivi Specifici:
Rafforzare la comunità Kattunayakan che vive nella zona del parco nazionale di Mudumalai sostenendo i loro diritti e promuovendo azioni a favore della biodiversità. Conscious Journeys e i suoi partner hanno creato e consolidato una organizzazione comunitaria (CBO) che permetta ai Kattunayakan di progettare, implementare e gestire il loro progresso e di negoziare con le autorità (in particolare, il Dipartimento forestale), incoraggiando una corretta gestione delle foreste. Le iniziative nascono dalle preoccupazioni dei nativi riguardo ai territori forestali e l’accesso alle risorse e si concentrano su questioni legali e istituzionali e sulla politica delle riforme.
1) Creazione di una CBO che consenta alle comunità di affermare i propri diritti e progettare il proprio sviluppo
È dall’unione di questi intenti che nasce l’organizzazione comunitaria dei Kattunayakan, che può beneficiare delle conquiste, dell’esperienza e del supporto di altre due CBO preesistenti: AEKMS (Erumad Adivasi Kurumba Munnetra Sangam), costituita dagli indigeni del Mullu Kurumba, e VTMS (Vivasaigal Thozhilalargal Munnetra Sangam), formato da contadini e lavoratori agricoli. In questo modo Conscious Journeys incoraggia la nascita di una piattaforma comune a tutti i gruppi indigeni del Nilgiri, allo scopo di intraprendere iniziative condivise per il riconoscimento dei loro diritti sulle foreste. La crescente solidarietà tra i gruppi funge da sprone per la ricerca di soluzioni e strategie comuni per migliorare la loro qualità di vita. Il continuo confronto conduce ad una sempre maggiore consapevolezza dei propri diritti e dalla propria identità culturale, rendendo le comunità più salde.
Al fine di ottenere tale risultato, si svolgono le seguenti attività:
Un incontro preliminare è già stato svolto in tutti i villaggi, in modo da illustrare le funzioni e la struttura di un’assemblea del villaggio. Esperti agevoleranno la nascita di comitati che si riuniranno regolarmente e daranno ad ogni villaggio i dati di rafforzamento delle capacità in base al PESA (Public Expenditure Statistical Analyses), la pubblicazione annuale sulla spesa di governo. È auspicabile che la discussione pubblica dei problemi e delle preoccupazioni dei villaggi porti alla ideazione di soluzioni condivise, che portino le loro istanze ad un livello successivo. Ciò permetterebbe loro di affermare i propri diritti e dar voce ai loro timori davanti alle autorità locali.
In ogni villaggio, sono stati selezionati alcuni membri per formarli come leader delle rispettive comunità. Il percorso formativo è stato organizzato in due sessioni ogni mese per una durata complessiva di 8 mesi. In questo modo si vuole garantire loro l’acquisizione delle competenze necessarie per affermare i propri diritti e per confrontarsi con le autorità in merito alla gestione del welfare. Sono stati messi al corrente dell’Atto sui Diritti Forestali, emesso dal governo Indiano nel 2006, che sottolinea l’ingiustizia storica perpetrata ai danni delle comunità locali, i cui diritti sulle aree forestali non sono ancora stati riconosciuti legalmente. Viene seguita una metodologia partecipativa per far sì che questa preparazione dia come risultato la formazione del Kattunayakan Sangam. L’associazione fungerà da sostegno per tutti i successivi progressi che la comunità avvierà.
Tale aspetto si è rivelato essenziale per l’identificazione di una piattaforma comune che unisse i gruppi marginalizzati e per la realizzazione di iniziative di ampio respiro. Tutti i leader sono stati istruiti riguardo l’Atto sui Diritti Forestali, così da essere in grado di affermare i propri diritti sui territori forestali. Alcuni leader, appartenenti alle tre CBO, sono stati selezionati per ricevere una particolare formazione sui diritti umani con particolare attenzione ai diritti forestali.
2) Accrescimento delle opportunità di sostentamento attraverso l’adozione di pratiche di sostenibilità ambientale
Assicurare il sostentamento delle popolazioni e la conservazione delle foreste da cui esse dipendono, richiede una buona amministrazione e una gestione sostenibile delle comuni risorse forestali. Questa componente del progetto rafforzerà la diversità culturale e naturale della regione, rendendo i nativi i veri fautori della tutela delle risorse. Unitamente all’ambiente, il programma di tutela comprende le popolazioni stesse, con il loro vasto bagaglio di valori culturali e conoscenze antiche.
Al fine di ottenere tale risultato, sono state proposte le seguenti attività:
Ci si propone di informare i contadini sui vari aspetti del sistema biologico. Le nozioni basilari, l’importanza e gli obiettivi dell’agricoltura biologica sono illustrati, innanzitutto, alle famiglie così che prendano confidenza con il progetto fin da subito. Una preparazione maggiormente tecnica su pratiche di gestione del terreno e dell’irrigazione, sistemi di concimazione, bio-fertilizzanti, organizzazione delle colture,è impartita attraverso sessioni pratiche.
Gli orti domestici sono essenziali per l’approvvigionamento delle comunità e la coltivazione di cash crops, ovvero le colture che si coltivano per il loro valore economico sul mercato, come caffè, pepe, noci di Betel e cardamomo sono ideali per la configurazione climatica e territoriale del luogo. La costruzione di serre per le piantagioni di caffè e di pepe renderà possibile l’espansione delle coltivazioni anche in altri villaggi. Le coltivazioni sfruttano sistemi di riciclo dei rifiuti domestici e agricoli e altre tecniche di concimazione.
Lo sviluppo degli orti domestici è facilitato dall’istituzione di una banca di semi biologici. Le donne hanno la priorità nella distribuzione dei semi, dato il ruolo prominente che rivestono nella comunità, essendo depositarie e custodi delle conoscenze tradizionali e dovendo trasmettere tali informazioni alle nuove generazioni.
Seguendo gli standard del biologico, è stato creato un perfetto modello di agricoltura biologica comprendente i cash crops; una serra con piante di caffè e pepe è stata creata per ogni famiglia. L’approccio adottato dal progetto è quello sostenuto da LEISA (Low External Input Sustainable Agriculture), “basato su principi e scelte che siano ecologicamente sicure, economicamente realizzabili e culturalmente accettabili” (da leisaindia.org).
Il Dipartimento Forestale non sempre consente la raccolta di tali prodotti in queste aree, specialmente all’interno delle riserve protette. È stato creato un centro di raccolta con attrezzature per la lavorazione di base dei prodotti così da aggiungere valore ai cash crops e ai prodotti forestali, in particolare il miele. Esso sarà utile e accessibile all’intera popolazione della zona.
3) Iniziative comunitarie basate sulle conoscenze e sulle prospettive locali sono incoraggiate al fine di salvaguardare la diversità biologica e culturale del Parco Nazionale di Mudumalai
Attività mirate a tale scopo:
Iniziative come questa vogliono preservare i costumi tradizionali della comunità Kattunayakan. A causa della mancanza di mezzi, le comunità non sono state sempre in grado di celebrare le feste tradizionali nei templi della foresta. L’intento è quello di rinsaldare la varietà culturale nel cosiddetto bosco sacro. Il festival si svolge ogni anno ad Aprile, secondo la tradizione, ed è un’occasione per celebrare la natura con la creazione di un vivaio di piante all’interno del bosco sacro.
Questa iniziativa assicura un ruolo di primo piano alle comunità, che dipendono dalla biodiversità, nell’accesso e nella protezione delle risorse naturali, essenziali per la stabilità dell’ecosistema e per la sicurezza dei mezzi di sussistenza. Le serre vengono erette a sostegno delle foreste Shola, tipiche del distretti di Nilgiri, riconosciute di fondamentale importanza sia dalla popolazione che dal Dipartimento Forestale. I villaggi sono coinvolti nella protezione delle aree forestali confinanti con i loro territori. Le serre di bambù si sono rese necessarie, dato il largo utilizzo di questa piante per la costruzione delle abitazioni.