E’ viaggiare in modo coinvolgente così da offrire ai viaggiatori un’esperienza spiritualmente appagante tramite un contatto reale con la gente del posto, scoprendone cultura e tradizioni e contribuendo all’economia locale e al rispetto dell’ambiente. Il turismo consapevole trascende in qualche modo le varie forme di turismo quali quello responsabile, sostenibile, eco-turistico, di avventura o religioso, anche se non è mai stato esattamente definito. Viaggiare in maniera consapevole implica la possibilità di capire o meglio di riscoprire chi siamo veramente attraverso l’incontro con l’altro, con comunità e culture così apparentemente diverse dalla nostra. Tali occasioni di incontro e di scambio ci spingono alla riflessione e rielaborazione dei propri valori e del modo di vedere il mondo e noi stessi.
Secondo la Dichiarazione di Cape Town del 2002, “Il turismo responsabile” è il turismo che:
Allo stesso modo, il turismo consapevole, propone esperienze alternative e più consapevoli e interazioni tra l’industria del turismo, le comunità locali, i viaggiatori e l’ambiente. In aggiunta ai principi sopra elencati, il turismo consapevole promuove un autentico, sincero e intimo incontro tra la saggezza orientale e il pragmatismo occidentale, così che l’esperienza possa essere rielaborata in modo creativo nella propria vita da tutti i soggetti coinvolti, sia turisti che locali. In questo modo ogni tour diventa un percorso di crescita personale, grazie al reciproco scambio che nasce tra i viaggiatori e tra questi e le genti locali.
“Il turismo consapevole è qualcosa che deve ancora essere codificato ma che accoglie il bisogno di cambiamento che esprimono sempre più individui, incapaci di trovare la loro via in una vecchia cultura che parla solo alle nostre ferite, per spingerci a correre, a fare e ad avere di più, dimenticando che prima di tutto bisogna essere”.
Luca Vivan
“Un pellegrinaggio si distingue da un viaggio ordinario per il fatto che non segue un piano o un itinerario già tracciato, non persegue uno scopo fisso o un fine limitato, ma porta in sé stesso il suo significato, facendo assegnamento su un impulso interno che opera su due piani: sul piano fisico e su quello spirituale. È un movimento non solo nello spazio esterno, ma anche in quello interiore; un movimento la cui spontaneità è quella di tutte le forme di vita, cioè di tutto quello che si sviluppa continuamente oltre la forma transitoria; un movimento che inizia sempre da un invisibile centro interno (… ).
Così il pellegrinaggio nello spazio esterno diviene il riflesso del movimento o dello sviluppo interiore, diretto verso un ancora sconosciuto, distante obiettivo che, comunque, è già presente, in forma embrionale, in ogni direzione del movimento. Da qui scaturisce la prontezza ad attraversare gli orizzonti del noto e del familiare, ad accettare persone e ambienti nuovi come parte del nostro destino e la fiducia nel significato ultimo di tutto quanto accade, che è in armonia con la profondità del nostro essere e l’universalità di una vita superiore”
Lama Anagarika Govinda
“La via delle nuvole bianche”