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Rabíndranáth Thákhur è il nome originario, da lui stesso trasformato in forma anglicizzata, di Rabindranath Tagore, ma un semplice nome non può racchiudere tutto ciò che l’India, e il mondo intero, ha avuto in eredità da questo mistico, pittore e poeta indiano, più noto semplicemente come “Tagore” (o Gurudev), e nato nell’affascinante Calcutta il 6 maggio del 1861, una città magica ed intrisa di spiritualità.
Per noi di Conscious Journeys, sul pensiero di Tagore si fondano importanti concetti della filosofia del Turismo Consapevole.
Le radici di Tagore sono state determinanti per la sua stessa evoluzione personale. La sua ricca famiglia, di origine nobile, si era sempre distinta per l’amore verso la conoscenza e lo aveva espresso salvaguardando le tradizioni secolari della cultura e della spiritualità indiana.
“Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle.”
Sin da giovanissimo, Rabindranath Tagore studia a casa propria la lingua inglese e il bengalese, stimolato dalla lettura dei saggi e dei maggiori esponenti della poesia locale, e lui stesso comporrà i suoi primi versi già intorno all’età di otto anni e, in seguito, questa sua passione per la poesia crescerà di intensità fino a catturarlo completamente. Le poesie di Tagore, infatti, sono considerate evocazioni caratterizzate da un misticismo elevato, tanto i suoi versi sanno ispirare l’anima.
Ma, la sua capacità creativa e la sua vena artistica, si esprimono anche attraverso altri canali come la pittura, la danza e la musica. Nell’arco della sua vita, infatti, Rabindranath Tagore comporrà versi ai quali unirà la melodia musicale e che poi tradurrà in inglese, unendo al Tagore poeta anche il musicista. La pittura, inoltre, lo affascinerà al punto che i suoi dipinti avranno successo perfino in occidente, grazie alle mostre promosse dai vari esperti d’arte. La sua arte, la sua poesia, la sua pittura, la sua musica, le sue liriche e la sua visione ispirata del mondo, avranno un eco molto forte in ogni continente.
Era il 1877 quando Tagore fu convinto dal padre Debendranath Thakhur, personalità di spicco nella storia delle riforme e profondo mistico, a recarsi in Inghilterra per frequentare la facoltà di Diritto e laurearsi in Legge, e fu proprio in Inghilterra che prese la decisione di anglicizzare il suo nome e cognome, trasformandolo da Rabíndranáth Thákhur a Rabindranath Tagore.
Per tre anni ebbe la possibilità di studiare a fondo la cultura occidentale, arrivando anche ad apprezzarla notevolmente, finché suo padre gli chiese di rientrare in India, nel 1880. Rientrando in India, Tagore sviluppò un fattivo impegno nello sviluppo della propria arte e si dedicò, contemporaneamente, ad amministrare le sue proprietà. Grazie alla sua ricca produzione in versi e prosa, conosciamo oggi il Tagore poeta e scrittore attraverso numerose opere.
Fra le pubblicazioni più significative di Rabindranath Tagore ricordiamo:
Il pensiero di Rabindranath Tagore si discosta molto da quello del suo conterraneo Gandhi che, promuovendo la disobbedienza civile, riuscì a ricompattare lo spirito della nazione indiana obbligando così gli inglesi ad abbandonare l’India. Tagore, al contrario, cercherà, con la sua opera, di coltivare il più possibile l’integrazione delle varie culture in India. Sapeva per certo che questa idea non era di facile realizzazione ma lo confortava, e gli era di guida, la strada tracciata dal nonno che aveva fondato, nel 1928, il movimento denominato “Sodalizio dei credenti in Dio”, permettendo una fusione tra spiritualità politeista indiana e cristianesimo, religione notoriamente monoteista.
La convinzione di Rabindranath Tagore era che l’essere umano rappresenta la massima espressione del concetto di “umanità” e, come tale, può superare qualunque tipo di limite o divisione che la storia e la politica possono utilizzare per separare i popoli. Questo concetto sarà il filo conduttore di tutto il pensiero filosofico, e sarà anche espresso più volte nelle frasi e nelle poesie di Tagore. Non a caso, Oriente e Occidente lo vedranno impegnato per molto tempo nel far conoscere queste idee, attraverso le numerose conferenze tenute in tutto il mondo.
Shantiniketan (o Santiniketan, che si può tradurre con “Dimora di Pace”), è una località distante un centinaio di chilometri da Calcutta e situata vicino a Bolpur, nata proprio per iniziativa del padre di Tagore inizialmente come “guest house” che portava tale nome, successivamente assegnato all’intera comunità sviluppatasi intorno ad essa. È qui che nel 1901 Rabinandrath Tagore fonda una vera e propria scuola, all’interno della quale poter diffondere e mettere in pratica il proprio ideale formativo. Si trattava, infatti, di un organismo di formazione e istruzione definito anche con il termine “Viśua Bāhārāti” che tradotto significa “La voce universale”, ad indicare la pluralità e l’universalità del concetto di conoscenza. La realtà sviluppatasi a Shantiniketan è a tutti gli effetti una Università Internazionale, un luogo deputato all’incontro di culture e popoli diversi. Il suo obiettivo era sin dall’inizio quello di formare le nuove generazioni con il linguaggio del cuore, nella pace, con gioia e libertà e immersi nella natura.
Nella scuola, infatti, gli alunni furono subito liberi ed ebbero la possibilità di partecipare alle lezioni immersi nella natura. L’apprendimento avveniva, e avviene tutt’oggi, attraverso i confronti e i dialoghi, seguendo le regole dell’antica saggezza indiana. Rabinandrath Tagore ha dato un forte contributo al mondo dell’educazione, specialmente dal punto di vista delle sue attività concrete in campo didattico. Il suo messaggio di ‘unione’ promulga e sostiene la solidarietà cosmopolita, un concetto molto importante e di rilevanza preziosa proprio perché si è sviluppato in un frangente storico assai critico, dove l’odio verso i conquistatori stranieri e le loro vessazioni era a livelli altissimi.
Proprio perché Tagore aveva sperimentato la rigidità degli istituti scolastici inglesi e il loro clima pesante e soffocante, aveva compreso quanto fosse fondamentale l’impegno di riconquistare le tradizioni della sua terra di origine. Da qui il suo impegno nel contestare il metodo educativo occidentale, applicato ovunque da queste potenze che avevano colonizzato, a favore del ripristino degli insegnamenti dell’antica saggezza indiana.
Ad un’accettazione passiva del modello di scuola proposto/imposto dall’Europa, il poeta Tagore contrappone un tipo di istruzione che promuove la comprensione profonda del contesto sociale del suo paese, l’India. Lo fa, però, con un occhio attento ai cambiamenti che la società indiana aveva maturato proprio in quegli anni. Il suo obiettivo era quello di fondare una scuola che curasse la crescita dell’intelletto e che, allo stesso tempo, si interessasse di sviluppare anche i nobili sentimenti. Un tipo di educazione che, recuperando gli antichi insegnamenti, i grandi valori, potesse aiutare le nuove generazioni a ricostruire la propria identità sociale onorando le proprie origini.
Shantiniketan, quindi, è un luogo dove la cultura indiana ha potuto essere ricostruita e protetta per essere donata nuovamente ai legittimi proprietari, le giovani generazioni indiane, in un contesto che non è chiuso e refrattario al “diverso”, ad altre culture, bensì votato a un’ottica di apertura che sa bene quanto la condivisione tra i popoli sia fonte di arricchimento reciproco da ogni punto di vista.
Proprio Shantiniketan rappresenta una delle tappe principali del tour Il Sacro Gange, che Conscious Journeys organizza inserendo anche una visita alle comunità di Santhal, al Museo Tagore, al Craft village e alla scuola d’arte, corredate da un programma culturale e da un pranzo tradizionale al fine di potersi immergere in modo più realistico e attivo in queste importanti realtà. La famosa scuola che Tagore ha fondato a Shantiniketan, e nella quale lui stesso ha tenuto lezioni e conferenze sulla spiritualità e sulla filosofia, pone le sue basi sull’antica tradizione dei precetti legati all’Ashram (il luogo sacro nella foresta), poiché una delle più belle frasi di Tagore è quella secondo cui: “gli uomini possono riunirsi per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva.”.
Il fulcro della spiritualità di Tagore, nucleo fondante delle sue opere sia artistiche che religiose, è magicamente espresso specialmente nel “Sadhana”, all’interno del quale sono racchiuse le migliori conferenze che ha tenuto a Shantiniketan. I suoi concetti teologici hanno origine dalla mistica del panteismo, profondamente radicata nelle “Upanisad”, nonostante la rinnovatrice apertura verso altre contaminazioni culturali. Una componente di grande peso, nell’evoluzione poetica di Tagore, sono stati i pesanti lutti che ha avuto in famiglia e che lo hanno spinto ad approfondire in modo riflessivo gli argomenti legati alla religione e al significato della vita.
Rabindranath Tagore e il Mahatma Gandhi
Rabindranath Tagore e Albert Einstein
Tagore fonda la sua spiritualità nella contemplazione della perfezione della natura, nella quale lui riconosce la piena espressione divina in ogni più piccola componente. Ciò lo spinge ad affermare che vi è una stretta connessione tra macrocosmo e microcosmo, tra l’universale e il particolare. Per lui infatti, esiste un legame indissolubile tra l’anima dell’essere umano e quella dell’intero creato.
La spiritualità indiana invita l’essere umano a ricercare lo scopo dell’esistenza nel viaggio interiore che tende a “tornare uno” con l’universale, attraverso la riconciliazione degli opposti, superando la dualità. Tagore è stato uno dei maggiori sostenitori di questo concetto tra i tanti maestri del ventesimo secolo.
Attraverso le sue liriche ispirate, profonde e piene di passione, il Tagore poeta esprime la propria ricerca spirituale. Nelle sue frasi Tagore afferma che, perseguire l’equilibrio, l’armonia, la bellezza, rappresenta la massima espressione dell’evoluzione dell’uomo e la sua vita ne è un esempio, nonostante le numerose difficoltà che avrebbe poi vissuto.
Nelle sue molteplici opere letterarie, il poeta Tagore annovera anche la propria autobiografia dal titolo “Ricordi della mia vita”, risalente al 1912. Ed era il 1913 quando Tagore ricevette il Nobel per la letteratura, con questa motivazione:
“Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest.”
Onorando le sue nobili intenzioni, donò il premio in denaro ricevuto per il Nobel alla scuola creata a Shantiniketan. Rabindranath Tagore si spegnerà, il 7 agosto del 1941, proprio nella scuola che aveva fondato e amato. Quest’uomo saggio e profondamente spirituale non è più su questa terra, ma il suo spirito immenso guida ancora l’uomo spronandolo a ritrovare la strada di casa: l’unità col “Tutto”.
Fra le tantissime frasi che Tagore ci ha lasciato in eredità come suoi messaggi eterni, è in questa che egli esprime con delicata profondità l’essenza del suo pensiero:
“Dormivo e sognavo che la vita non era che gioia. Mi svegliai e vidi che la vita non era che servizio. Servii e compresi che nel servizio c’era la gioia.”
Abbiamo ancora bisogno di Tagore, oggi più che mai!
1 comment
Commento di Wilma Maglio
Wilma Maglio at 15:57
Tagore e’ per me l’espressione massima dell’essenza della poesia traboccante come un fiume e infinito come l’orizzonte