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Namaste il saluto indiano con le mani giunte al petto
Namasté. Una parola semplicissima che però porta al suo interno un significato profondo. Nata in Asia, si è diffusa in tutto il mondo per la sua capacità di evocare connessione ed empatia. Il messaggio che promuove ha la capacità di abbattere qualunque barriera emotiva e permette che il cuore divenga protagonista dell’interazione tra umani.
“Se vogliamo costruire la pace nel mondo, costruiamola in primo luogo dentro ciascuno di noi.”
Dalai Lama
Cosa significa Namaste? La parola Namasté ha un significato molto particolare che richiama l’apertura e l’accoglienza totale della parte spirituale di ciascun essere umano e il riconoscimento dello spirito universale. Namasté è formato da due termini: Namah, di origine sanscrita, letteralmente tradotto con ‘inchino’ e té, identificabile con la seconda persona singolare e quindi traducibile come ‘tu’ o ‘te’, appunto.
Da questa prima disamina, quindi, si comprende che la traduzione di Namasté coincide con l’idea di onorare, di inchinarsi a qualcosa di sacro ma, in realtà, il suo significato va ben oltre la semplice traslitterazione linguistica del termine. A livello simbolico significa che, dicendo Namasté, noi diveniamo consapevoli del fatto che ogni essere umano è una manifestazione della divinità.
Si tratta di adottare una predisposizione amorevole e di totale accoglienza nei confronti di chi abbiamo davanti; onoriamo la sua divinità interiore e lo facciamo entrambi in modo scambievole, ciascuno nei confronti dell’altro.
Ecco dunque che, il significato di Namasté si lega al concetto di reciprocità e riconoscimento spirituale tra esseri umani: il mio nucleo spirituale riconosce e onora il tuo. Questa predisposizione all’accoglienza rivela la consapevolezza che qualcosa di universale governa l’intero creato e noi, riconoscendolo, lo facciamo nostro, lo onoriamo, obbediamo alla legge che definisce ogni cosa ‘amore’.
Proprio questo principio che lega l’aspetto mistico, la carica spirituale del simbolo, con il significato della radice etimologica di Namasté, trasforma questo saluto in qualcosa di sacro, adottato nella vita di tutti i giorni, nella preghiera ed anche nella pratica dello yoga.
Un’ulteriore riflessione sul significato di Namasté ci porta a rinsaldare il concetto del profondo rispetto e accettazione per ogni anima. Solo riconoscendo la preziosità della scintilla divina che abita ognuno di noi potremo rispettare lo spirito universale che pervade ogni cosa. Ed è a questo spirito universale che noi manifestiamo la nostra gratitudine celebrando vicendevolmente la nostra unicità.
È il riconoscimento del sacro nell’altro e la gioiosa, volontaria accoglienza totale dell’origine spirituale della nostra controparte. In questo modo identifichiamo e onoriamo la divinità presente in ciascun essere umano, noi compresi.
Cosa significa dunque Namasté? Potremmo sintetizzare la valenza di questo termine con una frase. Ad esempio:
Una nota molto importante da sottolineare per comprendere appieno il significato di Namasté, è quella di ricordare che la prima parte della parola “namas” ha un’altra valenza interpretativa che si traduce in ‘niente è mio’.
Si tratta di un ulteriore punto su cui riflettere e da approfondire in quanto, dire Namasté con questo intento, significa accettare la caducità dell’ego sottraendoci al suo influsso e manifestando all’altro, con semplicità e veridicità, l’aspetto più umile della nostra persona.
Questa parola ha radici molto antiche che vedono la sua origine già nei primi passi della cultura indù. In questo tipo di cultura, Namasté è considerato una forma di saluto, sia all’arrivo che al congedo, ed è anche una forma di ringraziamento o il termine per avanzare la richiesta di qualcosa. Nel senso comune della quotidianità corrisponde al nostro ‘grazie’ o ‘per favore’.
“La mia religione è molto semplice. La mia religione è la gentilezza.”
Dalai Lama
La nascita della parola Namasté è incerta e pare che questo saluto fosse già presente in India almeno tremila anni fa, da qui la sua origine sanscrita. Con il passare dei secoli, poi, la parola fu utilizzata con diverse accezioni assumendo il significato di onorare gli anziani e l’accettazione incondizionata della potenza divina. Per gli Indù, quindi, il saluto Namasté è qualcosa che raccoglie l’essenza della loro spiritualità e che manifestano anche in senso plastico con il gesto del congiungimento delle mani davanti al petto, formula utilizzata quando si prega.
“La sensibilità è l’abito più elegante e prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi.”
Osho
Il gesto compiuto con le mani, cui abbiamo appena accennato, prende il nome di mudra, un gesto simbolico creato con le mani, che in varie religioni viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale. Le mudra sono utilizzate nella pratica yoga (che approfondiremo più avanti) come completamento di alcuni asana (posizioni yoga) durante le fasi meditative.
Nello specifico, il mudra adottato quando diciamo ‘Namasté’, è detto anjali mudra, ed è un gesto che permette di convogliare l’energia nel plesso del cuore. Anjali mudra consente di equilibrare i flussi energetici dei due emisferi cerebrali e, parallelamente, ci permette di stabilizzare anche i pensieri. Il gesto, nella sua essenza, ci riconnette all’energia della terra.
Si tratta di un segno dal profondo valore simbolico nei riguardi dell’energia. Nella psicologia moderna si usa affermare che l’azione di sovrapporre le braccia all’altezza del petto sia un gesto di chiusura. Praticando la gestualità del Namasté, in effetti, mettiamo una barriera all’energia negativa e convogliamo quella positiva per farne buon uso.
Il gesto, poi, si fa ‘preghiera’ e i benefici influssi che provoca possono essere ricondotti alle espressioni indicate qui di seguito:
Una buona pratica di sicuro effetto immediato, è quella di pronunciare anche solo interiormente con il pensiero, la parola Namasté quando incontriamo una persona soprattutto se la vediamo per la prima volta. È così che potremo identificare noi stessi in questa persona, testimoniando che tutto è ‘uno’.
In questo modo l’altro avvertirà il nostro vero spirito, l’essenza che ci contraddistingue, attraverso i gesti, la nostra apertura prossemica nei suoi confronti e lo sguardo. Ecco perché, nonostante si tratti di un saluto non manifestato verbalmente, l’altro avvertirà con certezza la nostra piena accoglienza e la nostra devozione nei suoi confronti.
La tradizione indiana collegata al gesto che accompagna la parola Namasté ha diverse implicazioni. In genere si usa sollevare le mani giunte all’altezza del terzo occhio, quando siamo in presenza di una persona importante, per poi portarle successivamente davanti al cuore. Un gesto di grande significato e impatto perché testimonia la nostra volontà di obbligare la nostra mente ai voleri del cuore e che desideriamo attribuire maggior valore allo spirito piuttosto che all’intelletto.
Durante la preghiera, infatti, gli Indù eseguendo Namasté sollevano le mani unite sopra il capo per poi abbassarle davanti al cuore mentre fanno un inchino.
Nato come segno di preghiera, l’Anjali mudra indica adorazione anche se attualmente in India viene adottato anche in circostanze legate alla quotidianità.
L’antica disciplina dello yoga è ormai diventata molto famosa in tutto il mondo, anche per i giovamenti che produce sia dal punto di vista fisico che mentale. Le persone che praticano Yoga sanno che la parola Namasté normalmente è utilizzata come saluto di chiusura dopo il termine di una sessione e conoscono il profondo significato che la traduzione sanscrita attribuisce al termine. Aprendo il cuore ad un collegamento autentico, spontaneo con il prossimo, gettando la maschera dell’ego e abbracciando l’umiltà nei confronti della persona che ci sta di fronte, possiamo ritrovare l’essenza della condivisione e dell’accoglienza.
In realtà la parola Namasté può essere utilizzata anche come saluto iniziale oltre che come forma di commiato ed è molto importante per la preparazione preventiva alla sessione di yoga, poiché permette di aumentare la presenza e il grado di consapevolezza dello stato meditativo.
Ai neofiti, poi, viene suggerito di ‘cantare’ il mantra, al fine di far risuonare la vibrazione della parola tra la giunzione delle mani e il petto, così da sviluppare una maggiore sensibilità e percezione. Oltre al gesto, chiudere gli occhi e piegare la testa in segno di umiltà contribuisce ad amplificare l’influsso di questo potente mantra. La disciplina yoga, infatti, richiama l’attenzione sultanali mudra come collegamento tra la materia, rappresentata dalla mano sinistra, e lo spirito, rappresentato dalla mano destra. La parola “anjali” di fatto ha valenza di celebrazione, di venerazione e, la gestualità che l’accompagna, è in grado di attivare il chakra del cuore e di agevolare lo scambio energetico tra due esseri umani.
Quando pratichiamo yoga il mudra collegato a Namasté viene spesso utilizzato sia per l’apertura, sia per la chiusura di due famosi esercizi:
Pronunciare o ricevere la parola “Namasté”, dunque, significa partecipare attivamente ad un percorso di evoluzione interiore che rafforza l’aspetto spirituale dell’esistenza, aiutandoci ad espandere consapevolezza e presenza.
“Non importa se sei una rosa o un fiore di loto o una calendula. Ciò che conta è che stai fiorendo.”
Osho
Il termine Namasté vede nascere le sue radici nel continente indiano. In questa terra così fortemente intrisa di spiritualità, noi di Conscious Journeys abbiamo progettato e realizzato percorsi di turismo consapevole in India che interessano sia il nord che il sud del Paese, così da permettere ai nostri viaggiatori di vivere esperienze il più possibile coinvolgenti, fra cui proprio quelle legate alla spiritualità e all’interiorità, che si concretizzano anche nella pratica all’interno di ambienti e comunità dove il sacro fa parte della quotidianità.
Anche i luoghi visitati attraverso i nostri tour sono intrisi di un senso di profondità e spiritualità. Il deserto del Rajasthan, le rigogliose foreste del Kerala, le bianche spiagge delle isole Andamane, la Valle dello Spiti, gli splendidi templi del Tamil Nadu. Sono solo alcuni dei tesori che la magica India ci propone per imparare a conoscerla nel profondo e nello stesso tempo ritrovare in noi stessi il senso del sacro.
Con i percorsi di turismo consapevole, poi, potremo conoscere le realtà delle comunità rurali e il lavoro delle associazioni umanitarie e delle ONG, impegnate nel miglioramento della qualità di vita delle popolazioni locali e nella salvaguardia delle preziose tradizioni millenarie di questi luoghi stupendi.
L’India è una terra che, grazie alle sue radici culturali, mantiene inalterati gli insegnamenti dei propri saggi e sa tramandarli anche attraverso il significato di una semplice parola come “Namasté”: un termine unico nel suo genere, essenziale, ma potentissimo nella sua accezione profonda.
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