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Prima Mahishasuranagara, poi Mahishur, poi ancora Mysuru e infine Mysore, una città che ha attraversato numerosi cambiamenti, oltre a quello del suo nome, e che è stata per ben due volte una capitale, per poi diventare il polo culturale dello stato di Karnataka, in India. Come moltissimi altri luoghi di questa terra millenaria dalle mille sfaccettature, anche Mysore merita di essere conosciuta e soprattutto visitata, ed è grazie a questo articolo che potrete scoprirla e capire perché merita di essere l’obiettivo di uno dei vostri prossimi viaggi.
Mysore chiamata anche Mahisur, è il capoluogo di un distretto dell’India identificato come corporazione che conta all’incirca 742.000 abitanti, situato nella federazione del Karnataka. Mysore è la seconda città più estesa, dopo la capitale Bangalore, dalla quale la separa una distanza di circa 140 chilometri, in direzione sud-ovest.
Il significato del nome Mysore deriva da una versione inglese del termine Mahishūru, tradotto con “la dimora di Mahisha“. Il nome Mahisha indica Mahishasura, ossia la figura di un demone presente nella mitologia indù. La città ha un’estensione di circa 128 chilometri quadrati e sorge ai piedi delle colline Chamundi che prendono questo nome dalla dea Chamundeshwari, una delle tante incarnazioni di Parvati. La città si trova ad un’altitudine di 739 m sul livello del mare.
Mysore è rinomata per alcune caratteristiche molto particolari come i dipinti tradizionali che caratterizzano la città, per la produzione e commercializzazione del legno di sandalo, per la produzione di vari incensi e, inoltre, perché è una città definita ‘regale’, grazie alle numerose costruzioni contraddistinte da una fine architettura. Il fascino dei vari quartieri della città, che sembrano aver cristallizzato il tempo, le conferiscono un’atmosfera che si fa rarefatta mentre i ritmi delle attività quotidiane scorrono placidi.
Mysore è stata la capitale dell’omonimo Regno di Mysore, gestito dalla dinastia Wodeyar, fino al 1947, tranne un breve lasso di tempo alla fine del diciottesimo secolo, quando Haidar Ali e Tipu Sultan si impossessarono del potere. Le sue origini risalgono al 950 d.c., quando fu rinvenuta un’iscrizione sulla collina Chamundi che la collega al regno di Ganga.
Mysore, infatti, fu gestita in principio proprio dalla dinastia Ganga, alla quale fece seguito la dinastia dei Chola, poi gli Hoysalas, e poi ancora i reggenti dell’impero di Vijayanagar per arrivare infine alla dinastia degli Yadu. Furono gli Hoysalas che promossero per primi l’espansione della città, arricchendola di maestosi templi tra i quali spicca per fastosità il tempio di Chamundi, che porta il nome dell’omonima collina.
La dinastia regale di Mysore, i Wodeyar, vede le sue origini nel 1399 ma c’è da sottolineare che i suoi esponenti furono sottoposti agli ordini dell’imperatore Vijayanagar fino alla metà del sedicesimo secolo. Nel 1565, quando l’impero si frantumò, i re di Mysore ebbero l’occasione di dichiarare l’indipendenza. Fu il famoso Re Bettada Chamaraja Wodeyar che governò Mysore ad aver cura della città ristrutturandola ed eleggendola a sua capitale. Assegnò a Mysore il nome di Mahishasuranagara, nome che poi fu modificato in Mahishur, cambiato ancora in Mysuru che, infine, diventò Mysore.
Fu sotto il governo di Raja Wodeyar che la città vide sgretolarsi buona parte della sua grandezza. In quel lasso di tempo la capitale fu spostata nella città di Srirangapatna. Mysore recuperò il suo fascino e la sua potenza soltanto dopo la scomparsa del sultano Tipu. Fu così che, nel 1881, i conquistatori inglesi decretarono in modo formale la restituzione della propria autonomia alla dinastia degli Wodeyar e Mysore tornò ad essere la capitale dello stato. In seguito il distretto ritrovò forza e si ampliò con la realizzazione di molte industrie, impiantando una rete di irrigazione delle coltivazioni, grazie alla quale l’economia agricola si sviluppò notevolmente.
Quando l’India ottenne l’indipendenza, Wodeyar Bahadur, l’ultimo maharaja della dinastia, ricevette la carica di governatore, incarico che conservò fino al 1956 quando Mysore venne annessa allo stato di Karnataka. La dinastia Wodeyar pertanto, fu fondamentale perché promosse la cultura, l’arte, favorendo in modo tangibile, lo sviluppo intellettuale della città tanto che Mysore divenne accreditata come il polo culturale dello stato di Karnataka.
In questa terra incredibile per la sua variegata ricchezza culturale e spirituale, sono presenti dei veri e propri gioielli architettonici dalle caratteristiche molto particolari, resi tali grazie alle commistioni che esprimono l’armonica fusione di tanti stili diversi. Conosciamoli più da vicino.
Il Palazzo di Mysore o Mysore Palace, altrimenti conosciuto con il nome di Amba Vilas Palace, sorge nel centro della città omonima, e fra le numerose particolarità di quest’ultima è sicuramente la meta più visitata da milioni di turisti di tutto il mondo e in ogni periodo dell’anno. Questo stupendo esempio di fine architettura si trova davanti alle colline Chamundi ed è stata la dimora ufficiale dei componenti della dinastia Wadiyar che regnò su Myore dal 1399 al 1947.
Il palazzo, prevalentemente realizzato in legno, fu purtroppo distrutto per la maggior parte in un incendio nel 1897, durante lo svolgimento della cerimonia nuziale della principessa Jayalakshmi Ammani. Fu così che il giovane re Krishnarajendra Wadiyar IV e la propria madre, la regina Maharani Vani Vilas Sannidhna, che all’epoca governava Mysore, incaricarono Lord Henry Irwin, architetto inglese, di progettare la ricostruzione del nuovo palazzo, che venne completata nel 1912. Il palazzo di Mysore fu poi ingrandito nel 1940, durante il regno dell’ultimo Maharaja, Jayachamarajendra Wadiyar.
Ad oggi il Palazzo di Mysore è stato trasformato in un museo e non cessa di affascinare con la sua fastosità dell’architettura che lo contraddistingue, ricca di torri, di archi e cupole e per le fini decorazioni dorate dei cortili interni. La sua struttura è indiscutibilmente eterogenea e richiama influssi musulmani, indù e perfino gotici. Le sale interne sono finemente decorate e il salone definito ‘delle Udienze’, chiamato anche Ambavilasa o Diwan, è tra quelli più imponenti e lussuosi; il trono che si trova al suo interno, infatti, è totalmente ricoperto in oro. Vi è poi il ‘Padiglione delle Bambole’, noto come Gombe Thotti, così chiamato in quanto ospita una cospicua collezione di bambole, alle quali si aggiungono moltissime sculture realizzate da artisti sia europei che del luogo. Uno degli oggetti più straordinari di tutto il padiglione è un manufatto in legno, simile ad un portantino, che veniva collocato a dorso dell’elefante e che è stato riccamente decorato con ben 84 kg di oro.
Questo palazzo fu costruito nel 1861 e fu adottato come residenza per i maraja della città di Mysore fino a tutto il 1912, quando i nobili di spostarono nel sopracitato Palazzo di Mysore, creato dall’architetto Henry Irwin. Dopo circa tre anni, il palazzo fu trasformato in una vera e propria galleria d’arte che conta una nutrita collezione di dipinti ad olio, molti strumenti musicali, antiche monete e sculture. Nella collezione è presente un oggetto singolare: un orologio a movimento meccanico di foggia francese che, ai rintocchi di ogni ora, mostra una sfilata in miniatura di soldatini e tamburini. Una ulteriore nuova ala è stata aggiunta al palazzo nel 2003. All’interno del palazzo è presente anche un teatro dove vengono ospitati eventi di varia natura, dai concerti, alle danze folcloristiche specialmente durante il Festival del Dusshera.
Una presenza singolare in questo territorio: una chiesa costruita in stile neogotico che ricalca la struttura della cattedrale di Colonia, consacrata nel 1956. Al suo interno è conservata una reliquia di Santa Filomena, ricevuta in dono dal delegato apostolico in carica alle Indie Orientali di nome Peter Pisani, nel 1926, al segretario del Maharaja di Mysore, Thamboo Chetty. L’imponente navata centrale della chiesa può contenere fino a ottocento persone.
Si tratta di bellissimi giardini che sono stati utilizzati come allestimento di scena per moltissimi film indiani. Sorgono a circa 19 chilometri dal centro della città, non lontano dalla diga di Krishnaraja Sagar, vicino al fiume Kaveri.
Questa collina sorge a circa 8 chilometri dal centro della città e mostra un panorama singolare dell’agglomerato urbano che si vede dall’alto. Si raggiunge la cima dopo aver percorso una scala formata da 1000 scalini. Lungo la salita, è collocata una enorme statua in granito che raffigura il toro Nandi. Per la spiritualità induista, il toro rappresenta il simbolo vero e proprio di Lord Shiva (Vahana). Per i più pigri, la sommità della collina può essere raggiunta anche tramite un servizio bus.
In direzione Bangalore, alla distanza di circa 15 chilometri dal centro, sorge questa mastodontica città fortificata, costruita su un’isola collocata sul fiume Kaveri. Nel diciottesimo secolo fu anche capitale dello stato di Mysore.
Nanjangud è una città posta nel distretto di Mysore che conta circa 48.220 abitanti. In città è presente un tempio in stile indù, finemente scolpito, all’interno del quale viene svolta una cerimonia particolare dedicata alla processione dei carri nel mese di marzo.
Si tratta di una località molto famosa, situata a circa 40 chilometri dal centro di Mysore, rinomata per la presenza del tempio Jain di Keshala, risalente al tredicesimo secolo. Questa splendida struttura si trova su una collina che può essere raggiunta a piedi.
Il festival di Dussehra, la festività forse più importante per questa città, si svolge ogni anno in autunno e dura per ben dieci giorni. Questa cerimonia rappresenta la sconfitta del male da parte del bene ed è per questo motivo che la popolazione è particolarmente legata a questa festa. Durante tutta la durata delle celebrazioni, il Palazzo di Mysore è completamente illuminato, e la sua vista emoziona i fedeli e i partecipanti alla cerimonia accompagnandoli nelle varie ritualità. I pellegrini e i fedeli si riuniscono all’interno dei templi e pregano ininterrottamente per nove giorni e nove notti. Le nove notti di preghiera, denominate Navaratri, rappresentano una fase di contrizione e pentimento, e fanno da preludio alla conclusione della novena.
A completare il percorso di purificazione dei nove giorni di preghiera, arriva il decimo giorno, chiamato Vijaya Dashmi, che rappresenta la vittoria della dea Durga su Mahishasura, demone malvagio. Così la gioia può trionfare nelle celebrazioni quando la statua della divinità Chamundeshwari (la dea Durga) viene issata sul dorso di un elefante, agghindato con bardature speciali, per essere trasportata per le strade della città, in una processione colorata e gioiosa. La sfilata, composta da cavalli e cammelli agghindati, da musicisti e gruppi di ballerini, parte dal palazzo reale e si conclude presso l’albero sacro di Banni dove, al calare del sole, si accende una fiaccolata, simbolo della chiusura della festa.
Visitare Mysore significa gettare lo sguardo dentro il caleidoscopio multicolore della cultura e spiritualità indiana. Il tour Kerala inesplorato, ideato da Conscious Journeys, consente ai visitatori di calarsi nelle meraviglie del Kerala, in una sequenza di tappe di grande impatto che si snodano nell’arco di dodici giorni che difficilmente dimenticherete.
L’intento è quello di portarvi per mano per farvi conoscere e vivere in prima persona, la cultura, la natura rigogliosa, le tradizioni e, ancor di più, per permettervi di fare esperienza diretta della vita quotidiana delle comunità del luogo. Il percorso che vi proponiamo tocca le città di spicco del Kerala con l’aggiunta appunto di Mysore di strada per raggiungere l’aeroporto della capitale del Karnataka, Bangalore. Oltre a Mysore visiteremo Thissur e Kochi (Cochin). Assisteremo inoltre ad eventi unici nel loro genere, come le danze tradizionali Kathakali, le esibizioni di combattimenti con l’arte marziale Kalaripavattu e lo splendido teatro delle marionette Tholpavakoothu.
Ogni aspetto di questo tour, come di consueto nei viaggi di Conscious Journeys, è pianificato in modo tale che possa procurare dei concreti benefici alle comunità del luogo, con l’intento di tutelare ambiente e cultura del paese che ci ospita. Proprio per rispettare i principi del turismo consapevole, abbiamo scelto di far pernottare i nostri viaggiatori in strutture che rispecchiano le caratteristiche del luogo e mantengono i criteri socio-culturali, per preservare nel migliore dei modi il patrimonio di questo splendido paese.
Insieme, a Mysore, potremo visitare di persona alcuni tra i progetti più significativi realizzati da una ONG che si prende cura dell’infanzia disagiata dei quartieri poveri. Attraverso l’istruzione e la formazione, l’associazione cerca di aiutare questi piccoli a crearsi un futuro in modo autonomo. In questa terra affascinante, ricca di contraddizioni, di magiche commistioni che alternano spiritualità e cultura, profondamente unite alle tradizioni millenarie, viaggeremo con occhi attenti, alla ricerca di quella scintilla che, inaspettata, vi accenderà il cuore.
Vi aspettiamo!
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