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Jaisalmer è una importante e magica città, simbolo della cultura del Rajasthan, ai confini del deserto di Thar, soprannominata Città d’oro per via del colore dell’arenaria, la pietra con la quale è costruita. Jaisalmer è l’ultima città che si incontra procedendo nel deserto di Thar, dopo si trovano solo dune e sabbia dorata. È chiamata la città d’oro proprio a causa della sabbia arenaria con cui è stata costruita, che risplende al sole come il prezioso metallo. Ma fu davvero la città d’oro durante il periodo medievale, divenendo un punto di snodo strategico lungo la via della seta, rotta commerciale che univa Occidente e Oriente.
La città è famosa per il suo splendido forte di epoca medievale, uno dei 6 forti del Rajasthan, assieme ai Forti Amber, Chittor, Gagron, Kumbhalgarh e Ranthambore, divenuti siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 2013 sotto il nome di Fortezze collinari del Rajasthan.
Il forte fu costruito nel 1156 dal re Rajput Rawal Jaisal, da cui prese il nome, sulla collina di Trikuta, in mezzo alle dune del deserto di Thar, in modo da avere una posizione strategica contro gli attacchi e da essere ben visibile anche a chilometri di distanza. Dopo alcuni secoli turbolenti a causa di battaglie per il suo possesso, Jaisalmer ebbe il suo momento di gloria durante il Medioevo: trovandosi lungo la via della seta, la fortezza servì come rifugio e stazione di sosta per carovane e viaggiatori. La città divenne molto ricca grazie al suo ruolo di importante centro di commercio internazionale: furono creati magazzini e depositi e fiorirono gli scambi con tanti paesi come la Persia, l’Arabia, l’Egitto, l’Africa e la Cina.
Rimase sotto il controllo Moghul fino al 1762, quando Maharawal Mulraj ne prese il controllo. Grazie alla sua posizione isolata, sfuggì alle devastazioni dei Maratha. Il trattato tra Mulraj e la Compagnia delle Indie Orientali, del 12 dicembre 1818, permise a questi di mantenere il controllo del forte e la protezione dalle invasioni. Dopo la morte di Mulraj, nel 1820, suo nipote Gaj Singh assunse il comando del forte.
Con l’avvento del Raj Britannico, l’emergere del commercio marittimo e la crescita del porto di Bombay portarono un progressivo declino economico di Jaisalmer e dopo l’indipendenza dell’India, l’antica via commerciale venne totalmente chiusa, determinando così il destino della città. Tuttavia, le guerre del 1965 e del 1971 tra India e Pakistan fecero sì che la posizione strategica di Jaisalmer venisse riscoperta, così il governo indiano sviluppò il sistema ferroviario e stradale della zona, per agevolare il dislocamento di truppe lungo il confine.
L’attrazione principale della città resta il forte, che si estende per 460 metri in lunghezza e 230 metri in larghezza ed è costruito sulla collina di Trikuta, che si eleva di 76 metri sulla pianura circostante. I bastioni esterni sono alti ben 4,6 metri, ma all’interno si erge un’ulteriore cinta muraria che protegge la cittadella. Ha quattro ingressi dalla città, uno dei quali difeso da cannoni.
Superata la porta più interna, la Hawa Pol si giunge nella piazza Chaugan Ouda sulla quale si affacciano i palazzi dei maharawal (titolo regale rajput); qui avvenivano in tempo di guerra i riti di suicidio collettivo delle dame, i Jauhuar. Solo dall’interno del Jaisalmer Palace ci si rende conto che si tratta di una serie di edifici di epoche successive, collegati fra loro. Il più antico è lo Juna Mahal, che risale al XVI secolo, ma il più interessante è il Raj Mahal del XVIII secolo, con affreschi e splendidi esempi di jalis, con grate così finemente scolpite da sembrare di pizzo. La vista che si gode dalla terrazza superiore è davvero suggestiva ed imperdibile.
Delicatissimi sono i sette templi gianisti presenti nella fortezza, costruiti tra XII e XVI secolo. Nella città bassa, fuori dalla cittadella, ci sono le Havelis: le grandi case nobiliari tipiche dell’India. Erano le magioni dei mercanti più ricchi, con bellissime facciate scolpite, balconcini e Jalis in pietra, i cortili interni circondati dalle eleganti costruzioni. La maggior parte risale al XVIII secolo e purtroppo molte versano in uno stato precario. Inoltre i vicoli stretti rendono spesso difficile una visione completa di questi capolavori. A Jaisalmer esistono molte haveli, alcune delle quali hanno molti piani e innumerevoli vani, con archi e finestre decorati, porte e balconi. Alcune haveli sono oggi dei musei, mentre altre sono ancora abitate dai discendenti delle famiglie che le hanno costruite. Tra queste c’è l’Haveli Vyas, costruita nel XV secolo, che è ancora occupata dai discendenti dei costruttori originali. Ma la più bella è senz’altro la Patwon-ki Haveli, della quale si possono visitare solo due dei cinque edifici di cui è composta, uno dei quali è divenuto una specie di museo locale. Furono necessari ben 50 anni di lavori per completarla e la magnifica facciata e i suoi sessanta balconcini sono un esempio incredibile dell’intaglio su arenaria. Ancora più sfarzosa la Nathmal-ki Haveli, vicino a Gandhi Chowk, la cui facciata preannuncia la ricchissima decorazione interna. Ai piedi della collina la terza grande Haveli, la Salim Singh, costituita da un piano terra modesto che si espande nelle balconate sporgenti del primo piano; il tetto ad arco è abbellito da cupole e mensole a forma di pavone. Proprio per la sua forma curiosa questa haveli è anche chiamata il Palazzo Vascello. Appartenne a uno dei più crudeli tiranni della zona, il Primo Ministro Salam Singh che durante i 12 anni in cui fu al potere nel XIX secolo terrorizzò gli abitanti della città e dell’intero distretto. Morì assassinato nel 1880 e ancora oggi un suo discendente accompagna i turisti durante la visita.
Anche se a un certo punto l’intera popolazione di Jaisalmer viveva all’interno della fortezza, oggi in essa risiedono circa 4.000 persone che appartengono in gran parte alle comunità dei bramini e Daroga. Sono per lo più discendenti dei governanti Bhati di Jaisalmer, ai quali è stato permesso di risiedere all’interno della fortezza. Con l’incremento della popolazione, la gente si è spostata pian piano ai piedi della collina Trikuta e la città di Jaisalmer si è espansa fuori dal forte.
La crescente pressione demografica è, al giorno d’oggi, una delle molteplici minacce che Jaisalmer deve affrontare. Anche l’ingegnoso sistema di drenaggio delle acque piovane, chiamato ghut ali, ha perso efficacia negli anni, a causa dell’estensione casuale della città e dell’apertura di nuove strade. Tra i principali problemi che affliggono la città ci sono: infiltrazioni d’acqua, servizi civici inadeguati, case abbandonate e attività sismica. A differenza di molti altri forti, il Forte di Jaisalmer è stato costruito su una debole roccia sedimentaria e ciò rende le sue fondamenta particolarmente vulnerabili alle infiltrazioni, che nel corso degli anni hanno causato il crollo di porzioni significative del Forte come il Palazzo della Regina o Rani Ka Mahal e parti del muro di cinta esterno.
Le preoccupazioni riguardo la conservazione del Forte sono state registrate anche dal World Monuments Fund nei suoi rapporti del 1996, 1998 e 2000 a causa dell’aumento della popolazione residente e del crescente numero di turisti annuali. È uno dei più popolari siti turistici del Rajasthan visitato da oltre seicentomila turisti all’anno. Di conseguenza, sono aumentate le attività commerciali e c’è stata una crescita fenomenale del traffico umano e veicolare. Purtroppo, l’assenza di un’azione coordinata tra i vari dipartimenti governativi responsabili dei servizi civici, del comune locale e della Soprintendenza Archeologica responsabile del mantenimento del forte, è un ostacolo alla sua manutenzione e al restauro.
Appena fuori dalla città c’è il Gadisar Lake, un lago artificiale che un tempo fungeva da riserva idrica della città. Sulle sue rive sono stati costruiti templi gianisti con i gath che portano nel lago. È anche possibile noleggiare barche o pedalò. A soli 6 km da Jaisalmer c’è il cenotafio di Bada Bagh, luogo incantato, il cui nome significa Vasto Giardino; è una collina su cui sorgono i cenotafi costruiti in memoria dei regnanti rajput della città. Baldacchini in pietra, monumenti equestri, e una piccola oasi coltivata. Il luogo è ancora più suggestivo al tramonto.
Inoltre per la sua vicinanza al gran deserto indiano di Thar, Jaisalmer è perfetta come punto di partenza per un tour giornaliero o di più giorno alla scoperta dell’oro del deserto. Le dune più visitate e turistiche sono quelle di Sam, mentre quelle vicine al villaggio di Khuri sono meno frequentate, ma più autentiche ed è qui che vi condurrà il tour Il triangolo d’oro e i deserti del Rajasthan per il vostro primo giorno a Jaisalmer. Il Rajasthan è spesso scelto come meta per il primo viaggio in India e Conscious Journeys ha creato un tour di turismo responsabile che mostri il Rajasthan nella sua interezza, anche con le sue contraddizioni, per cui da un lato ci sono le sfarzose haveli nobiliari trasformate in hotel di lusso e dall’altro persiste una condizione di povertà tra le più gravi dell’India. Ed anche il viaggio quindi comprenderà da un lato luoghi e attrazioni famose dell’India, dall’altro il duro lavoro di associazioni di artisti, di medici volontari, e di ONG che lottano contro la povertà ed il degrado.
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