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Il Gange è un grande fiume del sub continente indiano che sgorga tra i ghiacciai dell’Himalaya e sfocia nel Golfo del Bengala, ha un valore molto importante per gli indiani ed è il fiume sacro agli indù.
Il fiume Gange è lungo circa 2.510 km, le cui sorgenti sono localizzate sul ghiacciaio di Gangotri, uno dei più grandi ghiacciai dell’Himalaya ed è la fonte idrica principale del Gange, che dopo un percorso di circa 700 Km si unisce presso Deo Prayag col fiume Alaknanda e da questa confluenza nasce il Gange vero e proprio, probabilmente il fiume indiano più importante.
Il Gange bagna la parte nord orientale dell’India e una piccola porzione del Bangladesh, attraversando le enormi pianure nord orientali indiane ovvero le aree più densamente popolate dell’India sviluppatesi lungo le sue rive, basti pensare che quasi la metà della popolazione indiana vive in questa area geografica, e l’India conta circa 1,3 miliardi di abitanti, in virtù del suo enorme valore biologico, naturale, economico, religioso e spirituale.
È proprio grazie al fiume Gange che si sono edificati importanti insediamenti, perché è il maggior fiume d’India e grazie ad esso ha potuto fiorire la vita.
Il fiume sacro libera i sedimenti trasportati dai ghiacciai, e ne deposita ogni anno 1,6 milioni di tonnellate, il quadruplo del Rio delle Amazzoni dando così vita a una delle terre più fertili del mondo, è di fondamentale aiuto per il settore agricolo e l’economia di India e Bangladesh.
Il turismo è un’altra attività importante che ha tratto giovamento dal fiume sacro Gange, con lo sviluppo delle tre città sante per l’Induismo: Haridwar, Allahabad e Varanasi molte persone sono attirate dal misticismo e dalla magia che questi luoghi sacri Induismo evocano nell’immaginario comune e che attirano migliaia di pellegrini alle sue acque.
Varanasi è considerata, per eccellenza, la città santa sul Gange.
Purtroppo, in tempi moderni, il fiume ha sofferto tanto l’industrializzazione della pianura del Gange. Di conseguenza la maggior parte del fiume sacro dell’India è molto inquinato a causa di anni di abbandono e regolamentazioni forse troppo negligenti e permissivi.
Il governo indiano sta cercando di correre ai ripari, notizia recente afferma che il Premier Indiano abbia pianificato la costruzione di sei mega progetti infrastrutturali nello stato dell’Uttarakhand, nel distretto di Haridwar, tra cui un impianto di depurazione per evitare che le acque inquinate affluiscano nel Gange fiume sacro per gli induisti.
Se il fiume e i suoi affluenti fossero puliti, potenzialmente potrebbero diventare ancor di più un’importante attrazione turistica in quanto gli indù che venerano il fiume offrono uno scenario spettacolare.
Il fiume e i suoi affluenti forniscono una perenne fonte di acqua per l’irrigazione di una vastissima regione.
È altresì importante per la pesca, anche se è altamente sconsigliato perchè il sacro fiume è uno dei fiumi indiani più inquinati, e in molti punti lungo il suo lungo corso è sconsigliato (anche ai turisti) di effettuare un bagno nel Gange.
In India il Covid-19 è stato purtroppo implacabile e ha causato la morte di diverse migliaia di persone. Lungo le rive del fiume Gange sono inevitabilmente aumentate le cremazioni avvenute con ritmi serratissimi. Il fiume sacro quindi è divenuto ancora più inquinato e all’inizio del 2021 da molti punti del suo corso d’acqua sono affiorate decine di cadaveri. Gli inquirenti hanno indagato sulle cause di questo fenomeno ma non è stato possibile risalire all’identità dei defunti e se fossero realmente vittime di Sars-Cov-2.
la sacralità del fiume Gange per gli induisti
Come abbiamo detto, il Gange è il fiume più sacro dell’India, ovunque lungo le sue rive, dalle sorgenti dell’Himalaya al delta del Bengala, distante 2500 km, sono disseminati luoghi di culto e di pellegrinaggio.
I fedeli vi giungono fin dalle più remote contrade dell’India e l’acqua del fiume è trasportata o inviata in tutto il paese per essere utilizzata nei riti religiosi.
La si serve ai matrimoni e, insieme al pane, durante le cerimonie per l’iniziazione dei giovani Brahmini.
Nel Bengala vige l’usanza di spruzzarla tutt’intorno alle case e in genere è considerata la più sacra, perciò la più adatta ai riti purificatori di ogni sorta. Durante le cerimonie funebri, per esempio, è pressoché indispensabile e, appena è possibile, le ceneri dei defunti vengono sparse nel fiume. Fin dai tempi più remoti è stato così.
L’eclettico imperatore Akbar, che ufficialmente si dichiarava musulmano, non beveva altra acqua fuorché quella del Gange, che si faceva spedire in recipienti sigillati ovunque si recasse.
L’acqua del Gange è sacra, al punto che la gente viene da ogni parte dell’India a morire sulle rive del fiume, convinta di guadagnarsi così la beatitudine celeste, e allo stesso scopo si usava, tempo addietro, compiervi il suicidio.
Il corso del fiume sacro Gange
Il Gange nasce dal ghiacciaio di Gangotri, nel distretto himalayano di Garhwal, nella zona nord-occidentale del subcontinente indiano. La sorgente sgorga dall’imboccatura di una caverna detta Gomukh, “bocca di vacca”, a significare e ribadire la purezza e la sacralità del fiume.
Il ruscello che inizia il corso del fiume, a un’altitudine di 4200 metri, prende il nome di Bhagirathi. Benché questa sia la sorgente superficiale del fiume Gange, si crede che esso nasca molto più in profondità, nelle viscere delle montagne, al limite dell’attuale confine con il Tibet.
Qui, a est del Gangotri, si trovano due laghi gemelli, Rakas Tal e Manasarovar, che coprono una superficie di 520 chilometri quadrati e sono situati a una altitudine di 4600 m.
Li sovrasta la vetta del monte Kailasa, dimora del dio Shiva.
La leggenda vuole che il fiume sacro indiano intrecci il suo corso con i riccioli intricati del dio, giri tre volte intorno al Kailasa e si divida in sette fiumi che scorrono nei 4 continenti del nostro mondo, e un braccio fluisca attraverso il continente meridionale: l’India.
In cielo il Gange prende il nome di Mandakini, sulla terra di Bhagirathi, nel mondo sotterraneo di Bhogavati. Disseminati qua e là per tutta l’India vi sono pozzi che, secondo la credenza, contengono acqua proveniente dal Gange, poiché è il Bhogavati stesso a riempirli sgorgando dal sottosuolo.
Prima che fosse chiusa la frontiera tibetana, i pellegrini potevano arrivare al Kailasa e al Manasarovar affrontando un lungo e pericoloso viaggio attraverso le montagne, ma oggi ciò non è più possibile.
In quella zona dell’Himalaya nascono tutti e quattro i grandi fiumi dell’India: l’Indo, lo Yamuna, il Gange e il Brahmaputra.
Ad ovest del Gangotri si trova lo Yamunotri, la sorgente dello Yamuna, che è situata ancora più in alto tra le montagne. Presso il Gangotri vi è un tempio, nel quale sono conservate le immagini di Ganga, di Yamuna e di Sarasvati, le tre dee dei fiumi.
Cinque sono i torrenti che confluiscono a formare il Gange e poiché anche le confluenze dei fiumi sono sacre, le zone circostanti i punti di affluenza dei cinque tributari sono particolarmente venerate.
La più sacra delle cinque confluenze è quella tra la l’Alaknanda e il Bhagirathi a Deo Prayag, e da qui in avanti il fiume prende il nome di Gange.
Quest’ultima confluenza si trova in una zona situata a circa 670 metri sopra il livello del mare e a circa 56 km da Rishikesh, che si può considerare la capitale della regione. È un luogo sacro particolarmente venerato, e nel periodo in cui le strade sono aperte, da maggio a settembre, si riempie di pellegrini.
Alcuni Sadhu, o santi uomini, vivono tutto l’anno sulle colline circostanti, ma la maggior parte dimora a Rishikesh, in eremi o caverne forniti talvolta di luce elettrica e altri comodità moderne.
Da qui il Gange scorre verso valle ed entra nelle pianure ad Haridwar, detta anche porta del Gange.
Il Gange dopo aver attraversato città importanti come Rishikesh, Haridwar, Allahabad, Varanasi e Calcutta si incrocia con il Brahmaputra e il Meghna, formando un super-delta, un labirinto di canali e insenature al cui interno si trovano le paludi e le famose foreste di mangrovie più estese del mondo: le Sundarbans, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1997.
Qui, mentre i fiumi riversano nel Golfo del Bengala fanghi e sedimenti, le maree dell’oceano sommergono ogni giorno le foreste con l’acqua salata dando origine a uno degli habitat naturali più ostili del pianeta. Nonostante tutto diverse specie di animali riescono a sopravvivere in questi luoghi e, tra questi, la famosa Tigre del Bengala.
le famose scalinate che scendono sul fiume, si chiamano Ghat
Le abluzioni mattutine e serali sono normalmente effettuate presso i Ghats, le celebri scalinate che permettono di scendere al fiume.
Il termine Ghat indica tipicamente una scalinata che scende ad un corso d’acqua. Questa particolare scalinata riveste una grande importanza per le abluzioni rituali dell’induismo ed è diffusissima in tutta l’India.
La maggior parte dei Ghat viene usata sia per scopi sacri che per scopi normali. Spesso lungo le rive del Gange, ad ogni Ghat viene attribuito un nome e un rituale ben preciso, ci sono ad esempio quelli destinati alle cremazioni, che permettono di lavar via con acqua sacra le ceneri dei morti.
Molte persone compiono lunghi viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei propri familiari nelle acque del Gange, si crede infatti che questa immersione possa favorire l’ascensione dell’anima al cielo. Numerosi luoghi sacri indù si trovano lungo le sponde del fiume Gange, i più importanti sono certamente Haridwar, Allahabad, e Varanasi, quest’ultima è probabilmente la città più importante dell’induismo.
Basti pensare che ogni induista almeno una volta nella vita deve recarsi a Varanasi, e deve immergersi nel Gange, almeno da cinque Ghats differenti.
Le abluzioni rituali sul fiume sacro
Il fiume Gange riveste un ruolo molto importante da un punto di vista religioso e spirituale, perché è il fiume sacro agli indù.
Il fiume Gange è personificato come una dea, Devi, dal ruolo importante nella religione induista. Ogni induista ha la ferma convinzione che effettuando il bagno nel Gange possa ripulire i propri peccati e raggiungere la salvezza dell’anima.
Le persone infatti compiono lunghi viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei loro familiari nelle acque del fiume Gange, perché si crede che questa immersione possa far salire l’anima dei defunti al cielo.
Gli induisti credono che nella loro vita sia necessario immergersi almeno una volta nel fiume sacro Gange, e molte famiglie conservano un flaconcino di acqua del Gange nella propria casa per due motivi, una questione di prestigio innanzitutto, e poi perché se qualche familiare dovesse ammalarsi gravemente e morire, potrebbe bere l’acqua del Gange per ripulire la propria anima da tutti i peccati.
Il Gange sicuramente trasporta con le sue acque sentimenti, passioni e la spiritualità della popolazione che affida ad esso i corpi dei propri defunti e che usa compiere riti di purificazione sulle sue sponde.
Vivere il fiume Gange in tutta la sua forza e complessità permette di capire meglio la cultura indiana e la spiritualità induista.
Per questo motivo Conscious Journeys propone un itinerario specifico, proprio per poter meglio vivere e a pieno la maestosità del Gange e l’importanza che questo fiume ha per gli indiani e gli induisti, il tour del Sacro Gange, un viaggio che vi farà toccare tutte le più importanti città sul Gange e numerosi progetti di turismo consapevole.
4 comments
Commento di lorenzo
lorenzo at 15:32
bel sito
Commento di Conscious Journeys
Conscious Journeys at 16:29
Grazie!
Commento di gabriele
gabriele at 16:49
ottimo sito, grazie
Commento di Ricky
Ricky at 9:50
Ottimo sito pieno di informazioni!
Complimenti! 😋😋😋😋😋