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La svastica è uno dei simboli più antichi al mondo, al punto da poter essere definito un simbolo arcaico e quasi archetipico. Presente per molti secoli nella cultura di molte aree geografiche del nostro pianeta, seppure in forme diverse, purtroppo la svastica ha assunto nel corso della Seconda Guerra Mondiale un significato del tutto distorto che si è allontanato dall’interpretazione che ha avuto nei secoli precedenti.
Questo simbolo arcaico ha le sue radici nella preistoria e può essere considerato come universalmente conosciuto dalle popolazioni antiche tranne per alcune parti del continente Africano e della Mesopotamia. La svastica è presente in tutta l’Asia e nelle civiltà primitive stanziate nella Valle dell’Indo. Era molto usata da Jainisti, Buddisti e dai fedeli di Visnù.
La troviamo diffusamente anche nelle Americhe del periodo precolombiano, sia nel Nord che nel Sud del Paese, così come è stata provata la sua diffusione fra gli Ittiti, a Cipro e nella città di Troia. Dagli studi effettuati si sono trovate sue tracce anche in Europa centrale, come pure nella parte occidentale e settentrionale comprese Islanda, Lapponia e Finlandia. Nell’Irlanda e in Scozia la svastica ha fatto la sua comparsa nel periodo pre-cristiano e, nella cultura del brigantaggio inglese, era associata alla dea pagana Brigit o Bride.
In base ad alcune scoperte archeologiche sappiamo che la svastica fece la sua comparsa in Egitto pochi secoli prima della nascita di Cristo mentre non vi è alcuna traccia storica di questo simbolo, come abbiamo accennato, né in Africa centrale né nel sud della Mesopotamia.
La svastica prende il suo nome dal termine sanscrito ‘svastika’ che significa ‘oggetto di buon auspicio’.
Svastika deriva dalla parola ‘svastì’, il sostantivo di radice neutra che significa abbondanza, successo e gioia. La parola è composta da un prefisso ‘su’, che significa ‘bene, cosa buona’ e da ‘asti’ ovvero la declinazione del verbo ‘essere’, mentre il termine che caratterizza il suffisso, ovvero ‘ka’, è una forma diminutiva così che il termine completo ‘svastika’ può essere tradotto testualmente con il concetto di ‘benessere’.
Interpretato come simbolo degli Arii, l’antico popolo che si insediò in India intorno al secondo millennio avanti Cristo, è stato associato alla rappresentazione ‘aniconica’ (ovvero priva di una raffigurazione corrispondente a immagini esistenti ma solo a concetti), della suprema divinità del Sole e di Dyaus, dio del cielo. Per questo motivo la svastica è in genere accompagnata al simbolo del Disco Solare.
A dire il vero, il simbolismo preciso della svastica è praticamente sconosciuto, e questo simbolo è stato interpretato in vari modi, fra cui:
Nelle varie interpretazioni associate a questo sacro simbolo, si è fatta strada anche la versione per cui la svastica sia la forma stilizzata di un essere umano, composta da due braccia e due gambe È stata anche identificata come l’unione dei due principi, maschile e femminile, oppure come identificativo degli opposti come dinamico e statico, mobilità e staticità, armonia ed equilibrio o anche le due fasi del movimento che sono complementari, centrifugo e centripeto, l’espirazione e l’inspirazione, l’uscire dal centro e rientrarvi, l’inizio e la fine.
Altre interpretazioni l’associano al concetto di ‘labirinto’, oppure all’acqua in movimento o ancora alla saetta, quest’ultima in virtù della forma che ricorda due ‘zeta’ e che caratterizzano, quindi, il fulmine. In altri casi la svastica è associata al vortice della ruota del fuoco, perché i raggi della svastica rappresenterebbero i due bastoni ricurvi portati dalla dea vedica Arani per produrre, appunto, il fuoco.
In alcuni casi la svastica viene associata anche alla lettera ebraica Alef che rappresenta il principio unico, il movimento del Grande Respiro che fa muovere il Caos del nucleo creativo.
Spesso la svastica compare a fianco di divinità sia maschili che femminili. Dal momento che è stata associata in alcuni casi al principio femminile, era stata avanzata l’ipotesi che potesse rappresentare le quattro fasi lunari mentre, in realtà, abbiamo visto che è in prevalenza collegata ai simboli solari e generativi i quali si esprimono anche attraverso le immagini di leone, cervo, ariete, oppure il loto, o gli uccelli.
Possiamo trovare la svastica riprodotta su altari, su urne, su abiti da cerimonia, su utensili, su armi, scudi, abiti, monete e perfino su fusi (in questo ultimo caso si pensa che la svastica raffiguri il movimento vorticoso dell’attrezzo).
In ogni circostanza, quando appare questo simbolo, si vuole richiamare il concetto di benedizione, di buon auspicio, di longevità, di fecondità, salute e buona vita.
Nelle sue rappresentazioni la svastica è stata spesso riprodotta in due forme ‘speculari’ ossia una in cui i bracci del simbolo sono rivolti a destra ed una in cui sono volti a sinistra. Secondo alcune interpretazioni tali differenze stanno ad indicare i principi maschile e femminile, l’aspetto solare e quello lunare, il movimento in senso orario ed antiorario. Alcuni vi intravedono i due emisferi, i poteri celesti e ctonii, il sole nascente della primavera e il sole calante dell’autunno.
In India la svastica indiana è rappresentata con entrambi le combinazioni dei simboli, dove quello ‘destrorso’ raffigura il sole nascente, la forza vitale mentre quello con i raggi volti a sinistra rappresenta la dea Kalì, il potere femminile, il buio.
La prova che la svastica con i raggi orientati in senso antiorario sia da considerarsi espressione del femminile ci arriva anche da alcune immagini di Artemide e Astarte, dove il simbolo è collocato all’interno del triangolo che identifica gli attributi femminili. In Cina, ad esempio, le due svastiche sono utilizzate per indicare le forze Yin e Yang.
Esiste anche un simbolo correlato alla svastica, formato dalle due svastiche sovrapposte, chiamato ‘Nodi di Salomone’ il quale sta ad indicare l’impenetrabilità e immensità del divino. In qualche caso la svastica è stata associata anche al simbolo della ‘chiave’, assorbendone il significato e il simbolismo dello strumento che apre le porte della conoscenza.
La svastica buddista è il sigillo del cuore del Buddha e rappresenta la sua dottrina esoterica, la Ruota della Vita e uno degli Otto Segni Propizi. Spesso appare anche sull’orma del Buddha.
In Cina la svastica è considerata una forma antica del carattere ‘fang’ (un tipo di carattere della scrittura che ha come definizione ‘quadrato’ ‘potenza’), che designava i quattro quarti dello spazio e della terra, ed è spesso associata a questa definizione: ”L’accumulazione di segni fortunati delle Diecimila Cose Efficaci”. Utilizzata come ‘margine’ simbolizza lo “Wan Tzu”, il principio primo, le Diecimila Cose o Continuità, cioè l’eterna durata caratterizzata dall’assenza di inizio e fine, il perpetuo rinnovamento.
Nella tradizione cinese la svastica incarna anche la perfezione, il movimento retto dalle regole delle leggi universali, la longevità, la benedizione e il buon auspicio. Chiamata anche la “Pergamena del Tuono”, la svastica di color e blu è associata alle virtù celesti, quella rossa alle sacre e infinite virtù del cuore del Buddha, quella di colore giallo all’infinita prosperità, quella di colore verde alle infinite virtù nell’agricoltura.
La svastica disegnata in senso orario è collegata all’energia di tipo Yang, mentre quella in senso antiorario è associata all’energia di tipo Yin.
Il simbolo della svastica in un tempio induista di Bali – Indonesia
Per i celti questo simbolo rappresentava la buona sorte e spesso appariva a fianco degli Dei del Tuono.
Nell’ambito della religione cristiana la svastica appare spesso come simbolo impresso sulle catacombe. Raffigura il Cristo come potere del mondo, infatti nel Medioevo era considerata la ‘croce gammata’ che simboleggiava il Cristo come pietra basilare sulla quale si regge il Tutto, oppure rappresentava i quattro Evangelisti con il Cristo al centro.
In Giappone la svastica rappresenta il cuore del Buddha e la buona sorte.
Per la cultura greca la svastica rappresenta un attributo di Zeus inteso come dio del cielo e di Elio in quanto divinità solare. Viene spesso raffigurata insieme ad Era, a Cerere e ad Artemide.
La cultura indù richiama per la svastica il concetto di ‘bene’, di ‘vita’, ‘movimento’, ‘felicità’ e ‘buona fortuna’. Rappresenta il simbolo del dio vedico del fuoco, il divino costruttore Agni, oltre ai bastoni del fuoco ‘mistico’ di Arani. Richiama anche l’antico dio del cielo ario Dyaus, che successivamente avrebbe preso il nome di Indra.
La svastica nell’induismo è associata anche a Brahma, Surya, Visnù, Siva ed anche a Ganesha in quanto divinità associata all’esplorazione e ai crocevia. In qualche occasione è stata utilizzata come sigillo sui vasi di acqua sacralizzata proveniente dal fiume Gange.
Sappiamo che la svastica, ad esempio, non è presente nella cultura iraniana e nello specifico nella religione dello zoroastrismo.
Nell’Islam, invece, questo simbolo è presente specialmente per i musulmani dell’Asia, per i quali sta a simboleggiare i ‘quattro punti cardinali’ e il controllo sulle quattro stagioni da parte degli Angeli, uno per ogni punto cardinale: a Ovest il Giudice, a Sud la Morte, a Nord la Vita e a Est l’Angelo Annunciatore.
Nella spiritualità Jainista, la svastica incarna la forza divina, il Creatore di Cielo e Terra. I quattro bracci della svastica rappresentano i quattro gradi dell’esistenza: la vita vegetale e animale, la vita protoplasmica, la vita umana e la vita celeste.
Nell’iconografia di questa cultura la svastica è sormontata da tre cerchi che simboleggiano le Tre Gemme: giusta credenza, giusta conoscenza e giusta condotta. Quando la svastica invece è sormontata dalla ‘falce di luna’ simboleggia lo stato di liberazione perché la Luna è rappresentata in fase crescente. Nel caso in cui compaia un solo cerchio sopra la falce di luna, si vuole indicare la completa consapevolezza, lo stato di sapere illimitato.
Nella cultura scandinava, la svastica indica l’ascia di guerra o il martello di Thor, in quanto dio dell’aria, del tuono e del fulmine e segnala buona fortuna. Nello specifico, in Lituania, è riprodotta in sanscrito e rappresenta la buona fortuna oltre ad avere valore talismanico.
La Svastica nel Nazismo
Con l’avvento del nazismo questo simbolo sacro assunse un significato sinistro a causa dell’efferatezza del regime di terrore che lo aveva adottato come icona da iscrivere nella bandiera rappresentativa del movimento politico che gli corrispondeva.
I libri di storia ci raccontano di come Hitler, il capo carismatico del nazismo, avesse una vera e propria ossessione per l’esoterismo, da qui la sua predisposizione ad adottarne simboli e pratiche.
Il simbolo della svastica fu riportato in auge e divenne protagonista intorno alla fine del 1800, quando l’archeologo Heinrich Schliemann fece una scoperta significativa recuperando un esemplare di ‘croce uncinata’ all’interno degli scavi avviati nell’antica città di Troia.
Lo studioso fece alcune associazioni tra la forma del simbolo ritrovato e le icone presenti su alcuni manufatti rinvenuti in Germania, avanzando l’ipotesi che la svastica potesse essere un antico simbolo di tipo religioso delle antiche popolazioni germaniche.
Nei primi anni del 1900, poi, il simbolo della svastica era molto diffuso in Europa e grazie al suo significato di ‘buon auspicio’, unitamente alle scoperte di Schliemann, fu utilizzato dalla corrente politica denominata ‘movimento völkisch’ secondo la quale la svastica era espressione della cosiddetta ‘identità ariana’ oltre che vessillo dell’orgoglio della razza tedesca.
La teoria secondo la quale il popolo tedesco era diretto discendente della mitica ‘razza ariana’, dunque, potrebbe essere alla base della scelta attuata da parte del partito nazista nel 1920 che prevedeva l’adozione del simbolo della svastica (denominata anche ‘Hakenkreuz’, ovvero ‘croce uncinata’ in lingua tedesca), come icona identificativa e di buon auspicio per le proprie gesta facendola diventare il proprio vessillo ufficiale.
Hitler stesso cita la svastica nel ‘Mein Kampf’ con questa frase significativa:
“Dopo innumerevoli esperimenti, ho trovato la forma finale: una bandiera a sfondo rosso, un disco bianco e una svastica nera al centro. Dopo molte ricerche, ho deciso le corrette proporzioni tra la grandezza della bandiera e quella del disco bianco e la forma e lo spessore della svastica.”
Fu così che questo simbolo sacro si trasformò, per chi non ne conosceva le vere origini, nel sinistro emblema della piaga nazista, campeggiando al centro della bandiera creata appositamente per promuovere il movimento politico di Hitler. Venne poi utilizzata ovunque: sui cartelloni utilizzati per la campagna elettorale del tempo o ancora sulle spille appuntate sulle divise dei militari, sulle fasce che gli stessi portavano al braccio o sui vari distintivi di riconoscimento adottati dai simpatizzanti.
Così, da simbolo beneaugurante, che indicava prosperità, piena gioia e armonia, il nucleo della potenza divina, questa preziosa icona religiosa e culturale che ha sfidato i secoli ed è giunta fino a noi, è stata per molto tempo la rappresentazione di un clima di terrore per tutti coloro che dissentivano con il regime nazista.
È stato quindi necessario, nel corso del tempo, ricostruire con paziente dedizione la giusta informazione in merito a questa splendida ‘eredità culturale’ che la svastica rappresenta anche se tuttora in molti non sono al corrente dell’errore che si compie associando in modo unilaterale il concetto di svastica all’ombra scura del nazismo.
Solo una corretta informazione e il perseguire ricerche approfondite possono fornire la giusta calibrazione di questo fenomeno culturale ma la svastica, in ogni caso, conserverà in eterno la sua valenza sacra nonostante l’arroganza e la spietatezza degli uomini. Un segno muto alla parola umana ma che esprime il linguaggio universale divino, quello compreso dall’Anima.
1 comment
Commento di Miguel
Miguel at 14:39
Ho imparato tante cose leggendo questo articolo. Non sapevo alcune,ma c’erano cose che mi hanno veramente sorpreso