- by Conscious Journeys
- Filed under Cultura.
Nella religione induista, il dio elefante Ganesh (o Ganesha) rappresenta una delle manifestazioni divine tra le più diffuse e conosciute.
Il dio Ganesh, primo figlio del dio Shiva e della sua consorte Parvati, è rappresentato con una testa di elefante dotata di una sola zanna, con l’addome sporgente e quattro braccia, mentre si trova in sella ad un topo, sua cavalcatura, o mentre quest’ultimo lo assiste. In alcune rappresentazioni è raffigurato in posizione seduta, con una gamba sollevata e flessa sull’altra nella classica posizione detta Lalitasana.
In genere il nome di Ganesh viene anticipato dalla qualifica Sri, il termine che richiama l’autorevolezza e il rispetto nella religione induista. Il culto del dio Ganesh è diffusissimo e si estende anche oltre il continente indiano, e i fedeli di Ganesh prendono il nome di ganapatya.
Il nome del dio Ganesh prende origine dalle radici delle parole in sanscrito gana (che significa ‘tanti’, ‘uniti’) e isha (che significa ‘signore’). Quindi il significato del nome Ganesh esprime il concetto letterale di ‘Signore dei gana’ ricordando che al termine ‘gana’ può essere attribuito anche il significato di ‘moltitudine’ e pertanto la definizione potrebbe diventare ‘Signore di tutti gli esseri’ o ‘Signore delle moltitudini’.
In base alla spiritualità induista, il termine ‘gana’ può anche indicare alcuni demoni di piccole dimensioni e dalle sembianze deformi che adulavano il dio Shiva. Ganesh, in alcune occasioni è definito anche Vighnesvara, cioè ‘Signore degli ostacoli’ o Vinayakaa, ‘colui che rimuove’, o ancora con il nome di Pillaiyar.
Ganesh è spesso riprodotto all’ingresso delle abitazioni in quanto è una Murti (‘Divinità’) protettrice e di buon augurio.
Il mito che racconta la sua creazione ci dice che la madre Parvati lo creò per fare in modo che stesse di guardia al proprio bagno. Per non essere disturbata, mischiò una stilla del suo sudore con dell’argilla e plasmò la forma di un bambino, infondendogli poi la vita. Una volta animato, impose al bambino di sorvegliare la porta del bagno e di impedire a chiunque di entrare. Il bambino aveva bellissime sembianze e obbediva con scrupolosità agli ordini della madre, al punto da impedire anche a Shiva stesso, suo padre, di entrare nel bagno. Fu allora che Shiva, colpito da un accesso d’ira come suo solito, si scagliò su Ganesh tagliandogli la testa di netto. Parvati si disperò e al tempo stesso andò su tutte le furie rifiutandosi di fare pace con Shiva. Allora Shiva diede ordine ai suoi sottoposti di collocare sul corpo del piccolo la testa del primo essere che avrebbero incontrato durante il percorso verso nord. Il primo essere che incontrarono fu un elefante, e quindi la sua testa venne così collocata sul corpo decapitato dello sfortunato fanciullo. Tutti, alla vista di questa strana configurazione provarono orrore e repulsione per il bambino. Solo la madre Parvati, grazie al suo amore infinito, scorse in lui la luce della bellezza e fece in modo che, chiunque lo guardasse, fosse capace di scorgerla a sua volta. Per merito di Parvati, dunque, Madre Divina, Ganesh fu amato da tutti e riuscì sempre a ispirare affetto e simpatia.
Nella cultura induista la forma attribuita agli dei è ricca di significati e racchiude una complessa simbologia. Anche per il dio elefante Ganesh dunque, abbiamo un parallelo con le forme archetipiche che esprimono la pienezza dello spirito e la modalità con la quale raggiungere questo stato. Ganesh, difatti rappresenta colui che è stato capace di scoprire dentro di sé la scintilla divina, emanazione del tutto.
Il dio Ganesh incarna la perfetta armonia tra le energie maschili, espresse dal dio Shiva e le energie femminili, espresse dalla sua consorte Shakti. Si tratta della fluida integrazione tra forza e delicatezza, tra potenza e grazia oltre all’esprimere la predisposizione a saper distinguere la verità da ciò che è illusorio e la realtà da ciò che è immaginario.
Nella Ganapati Upanishad (una Upanishad destinata esclusivamente a Ganesh del rishi Atharya), il dio Ganesh è associato al Brahman e all’Atman e vi possiamo trovare una particolareggiata descrizione di ogni sua caratteristica e attributo.
In questo testo sacro viene menzionato uno dei mantra tra i più noti associato al dio Ganesh:
“Om Gam Ganapataye Namah”
che significa letteralmente “Mi arrendo a Te, o Signore di tutti gli esseri”.
Il dio Ganesh è una figura molto adorata da parte della popolazione dei fedeli, perché è definito il ”Signore del buon augurio”, colui che porta abbondanza e fortuna. È anche definito il ”Distruttore di ogni ostacolo” che si tratti di ostacoli tipo materiale come spirituale. Per tale motivo l’intercessione di Ganesh viene invocata prima di compiere qualunque iniziativa: prima di intraprendere un viaggio, prima di presentarsi ad un colloquio di lavoro, di partecipare ad una cerimonia o prima di stipulare un accordo commerciale, ma sempre prima di ogni evento molto importante. Questo spiega il motivo per cui si usa iniziare ogni sessione di canto devozionale (bhajan) con una supplica a Ganesh come il “Signore del Buon Inizio”.
Per le sue caratteristiche legate alla prosperità, alla procreazione, alla propria salvaguardia e protezione oltre che al benessere di tipo materiale, il dio Ganesh è associato al Primo Chakra, che rappresenta il sostegno di tutto il corpo.
In base alle assonanze di tipo simbolico associate alle forme delle divinità della religione in India, ogni componente del corpo ha un suo specifico significato e una precisa essenza. Questa formula è valida anche per il dio Ganesh, vediamo insieme le sue corrispondenze:
Come abbiamo accennato poco sopra, la zanna spezzata con cui viene rappresentato Ganesh richiama la capacità di andare oltre il concetto di dualità ma non solo, scopriamo infatti che in quanto simbolo può avere anche altri significati. Il famoso guru Sathya Sai Baba ha spiegato, in modo semplice ma profondo, il concetto che sta alla base di questa particolare conformazione. Egli affermava, in un suo scritto, che l’elefante in genere ha due zanne. Allo stesso modo la mente umana offre di frequente due opzioni: una positiva e una negativa, l’eccellenza o uno stratagemma, i fatti concreti o una ricostruzione fantasiosa che trae in inganno. In ogni caso, per qualunque tipo di operazione, la mente è obbligata a sviluppare determinazione. Per questo, la zanna spezzata del dio Ganesh lo porta ad essere chiamato anche Ekadantha, cioè “colui che è dotato di una sola zanna”, per rammentare l’importanza di sviluppare una forte determinazione nel governare la mente.
In molte raffigurazioni il dio elefante Ganesh è rappresentato a cavallo di un piccolo topo, chiamato Mushika o Akhu, che viene associato all’ego (alla mente) con i suoi ossessivi desideri, all’avidità dell’essere umano. Ganesh, quindi, stando a cavallo del topo, dimostra di essere in grado di padroneggiare queste inclinazioni evidenziando come il potere dell’intelligenza e del discernimento riescano ad avere la meglio sulle dinamiche della mente.
Oltre a ciò, il topo, conosciuto come un animale molto ingordo, è spesso raffigurato vicino ad un piatto di dolciumi, mentre ha del cibo stretto tra le zampe e lo sguardo rivolto verso il dio Ganesh, come se dovesse attendere il benestare del dio. Questa immagine descrive il totale assoggettamento della mente nei confronti delle facoltà di tipo superiore dell’intelletto; è la mente che, se gestita con risoluta e decisa volontà, non cede ai propri desideri incontrollati (il cibo che il topo tiene tra le zampe) se Ganesh (l’intelligenza della Mente Superiore) non le accorda il permesso. Un’allegoria che ci ricorda come sia importante tenere sotto controllo le pulsioni a cui siamo soggetti. Il topo richiama anche un altro significato, quello dell’astuzia che, unitamente alla potenza e alla grande saggezza dell’elefante, permette di realizzare grandi cose, oltre al fatto che sia il topo che l’elefante possono arrivare ovunque senza troppe difficoltà: il primo grazie al fatto che è minuto, il secondo perché ha dimensioni importanti. Il dio Ganesh è appunto colui che permette di superare qualunque ostacolo e che viene invocato prima di avviare ogni progetto.
In base alla tradizione cosmologica indiana, il dio Ganesh sarebbe stato concepito come abbiamo accennato, dalla sola madre Parvati, senza alcuna unione con il marito Shiva il quale con la sua natura “eterna” (Sadashiva), non avvertiva alcun desiderio di procreare e avere figli. Fu così che Ganesh fu partorito dall’intenso e unico desiderio di maternità di Parvati di esprimere la creazione. Per questo motivo, il legame di Ganesh con Parvati, sua madre, è molto particolare e riveste un’importanza di rilievo nella tradizione spirituale che riguarda il dio elefante.
Questo tipo di legame viscerale con la madre è il motivo per cui, nella spiritualità dell’India del Sud, Ganesh viene rappresentato in veste di ‘celibe’. Si narra infatti che Ganesha fosse convinto che Parvati, sua madre, fosse realmente la donna più splendida e perfetta di tutto l’universo al punto da affermare: “Portatemi una donna bella come lei e io la sposerò”.
Nei territori dell’India del Nord, al contrario, viene spesso rappresentato come sposato alle due figlie di Brahma: Buddhi, che incarna il concetto di “intelletto”, e Siddi, che richiama il “potere spirituale”.
In altre immagini il dio Ganesh viene ritratto con altre consorti come Sarasvathi, la dea dell’arte e della cultura e con Lakshmi, la dea della prosperità e della fortuna, questo per sottolineare e ricordare ai devoti che tali qualità seguono sempre colui che ha imparato a far emergere la propria scintilla divina interiore.
Come abbiamo visto, esistono numerosi racconti originati dalla tradizione culturale e spirituale indiana che riguardano i vari miti legati al dio elefante Ganesh sia relativi alla sua nascita, sia su come abbia ottenuto la testa di elefante sia in merito alle sue gesta. Tali miti hanno una forte connessione con la cultura induista e hanno il pregio di mantenere vivo l’interesse dei devoti verso il dio, peraltro già molto adorato.
Il dio Ganesh, a causa della forma del suo corpo, viene chiamato anche Omkara, che significa “che possiede la forma della OM”. In effetti, osservando bene le riproduzioni artistiche che ritraggono il dio elefante, si nota che la linea del corpo riproduce esattamente il profilo del monosillabo sacro ’OM’ (o AUM). Grazie a questa particolarità, Ganesh è indicato come la manifestazione dell’intero Cosmo, come la Divinità che è alla radice di tutta la realtà manifesta.
Nella spiritualità indiana, le Murti, ovvero la manifestazione fisica, dimensionale e visuale di una Divinità, sono spesso definite da nomi che fanno riferimento alle loro peculiarità e ai loro attributi specifici.
Anche Ganesh è dunque invocato attraverso nomi diversi, eccone alcuni:
Ganesh ha anche un’altra forma molto venerata, il Bala Gajanana (‘Piccolo Ganesh’) o Bala Ganesh (‘Ganesh bambino’), dove il dio elefante in tenera età con grandi occhi e una piccola proboscide viene ritratto in braccio ai propri ‘Divini Genitori’, o anche mentre abbraccia con delicatezza il simbolo di Shiva, il Lingam.
Secondo le leggende epiche dei Purana, esistono ben 32 forme del dio Ganesh e, a ciascuna di esse, sono collegati diversi racconti. Tra questi abbiamo il Balaganapathy, che mostra un Ganesh ancora bambino. Poi abbiamo la forma Herambaganapathy, dove il dio elefante viene mostrato con cinque teste, dieci mani, 3 occhi su ogni volto e in sella ad un leone. E ancora Vyravignesha, che vede Ganesh stavolta sotto forma di guerriero mentre tiene tante armi nelle numerose mani. Vi è poi Lakshmiganapathi, dove Ganesh è ritratto assieme alla consorte e dea Lakshmi e, per finire, Nrittaganapati, una splendida rappresentazione di Ganesh mentre sta ballando.
Ogni rappresentazione simbolica di questo dio così particolare ha il pregio di spingere chiunque ad una riflessione profonda, un mezzo per avanzare sempre di più sul proprio percorso spirituale di consapevolezza. Questa riflessione, infatti, è un invito a rivolgere l’attenzione al nostro interno per scandagliare il nostro inconscio al fine di sperimentare realmente la ricchezza spirituale tramandata dai mistici di tutti i tempi.
Nel sud dell’India si tiene un Festival molto importante dedicato totalmente a Ganesh. Nonostante il suo culto sia molto diffuso specialmente nella regione del Maharashtra, tuttavia, le celebrazioni si svolgono nell’intera India. I festeggiamenti durano dieci giorni e cominciano con Vinayaka Chaturti (la festa che celebra la nascita di Ganesh). Questa festa inizia con il quarto giorno dopo la luna nuova del mese di Bhadrapada, che coincide con il periodo che va dal 23-24 agosto al 22-23 settembre, ovvero l’intervallo di tempo che l’astrologia occidentale identifica con il transito del Sole nel segno della Vergine.
Tale Festival fu concepito da Bal Gangadhar Tilak, un attivista politico vissuto tra fine 1800 e l’inizio del 1900, che lo organizzò per rinsaldare lo spirito nazionalista nella popolazione indiana quando l’India era vessata dall’occupazione inglese.
Il Festival vede il suo culmine nel giorno di Ananta Chaturdashi, ovvero quando il dio Ganesh viene immerso negli invasi di acqua più vicini alle celebrazioni. Ad esempio, durante la festa che si svolge a Bombay, la divinità viene calata nel Mare Arabico, in quella che si svolge a Pune il dio viene bagnato nel fiume Mula-Mutha. Nelle varie città dell’India settentrionale e orientale, come ad esempio Kolkata, le statue della divinità vengono calate nel Sacro Gange.
Le varie raffigurazioni delle Murti (Divinità), compresa quella di Ganesh, si fondano su una spiritualità caratterizzata da simbolismi e allegorie che hanno radici millenarie. Poiché in India le statue delle divinità esprimono le loro caratteristiche in modo simbolico, non sono mai state assolutamente associate ad una copia fac-simile di una forma vivente. Lo stesso dio Ganesh non è percepito come un essere fisico ma come un’essenza spirituale di elevato livello. Le Murti, in realtà, hanno lo scopo di rappresentare le divinità in una forma ideale.
Nella tradizione filosofica induista, dunque, le Murti sono come dei punti di riferimento che, grazie ai simboli che esprimono, aiutano i devoti ad avvicinarsi sempre di più alla Divinità. In questo contesto, l’azione di immergere le Murti che raffigurano Ganesh nei corsi d’acqua più vicini, risulta essere l’opportunità per il comune mortale di affacciarsi con uno sguardo fugace sui mondi sottili per capire anche solo temporaneamente l’essenza dell’Essere Superno.
Dagli studi approfonditi degli storici delle religioni, si è appurato che il culto di Ganesh era presente in Giappone sin dall’antichità. In epoca recente, abbiamo assistito ad una nuova ripresa delle pratiche devozionali per il dio elefante, evento che ha incrementato e favorito un nuovo interesse sempre più diffuso per Ganesh che ha interessato anche l’occidente. Ciò è scaturito anche grazie a numerosi “miracoli” o presunti tali i quali attesterebbero che, dal 21 settembre del 1995, in India le statue di Ganesh hanno iniziato improvvisamente a bere del latte ogni volta che la bevanda, versata nel cucchiaio, veniva offerta ad ogni statua del dio per onorarlo.
Da quanto è stato documentato, pare che questo evento si sia moltiplicato in altre città e nazioni anche al di fuori del continente indiano come Danimarca, Regno Unito, Australia, Kenia, Canada, perfino in Italia e in diversi altri stati ancora. In molti hanno considerato questi eventi insoliti e quasi miracolosi, come un modo per rammentare l’allegria e la giocondità di Ganesh, la sua predilezione per gli scherzi e per il gioco.
E con la sua giocosità Ganesh ci insegna delle semplici ma eterne verità:
“Fa che sia il tuo cuore a scegliere la meta, e la ragione a cercare la via.”
(proverbio indiano)
Namasté
Lascia un Commento