- by Conscious Journeys
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Naypyidaw è la capitale della Birmania, ma è un caso piuttosto singolare nel suo genere. Spesso le capitali sono città storiche ed affascinanti, ricche di luoghi da visitare, quartieri caratteristici e scorci suggestivi, ma a Naypyidaw non ne troverete.
La sede del governo birmano fu spostata a Naypyidaw solo nel 2005 (secondo date e orari consigliate dagli astrologi del regime) e senza chiarirne ufficialmente le ragioni. Si pensa a motivi principalmente strategici, trovandosi geograficamente proprio nel cuore del paese.
La zona prescelta è arida e storicamente periferica e la data prescelta per il trasferimento rimase segreta fino alle 6.37 del 6 Novembre 2005, quando avvenne una prima parte del trasloco. Alle 11.11 dell’11 Novembre 2005 partì da Yangon (la ex capitale della Birmania) una colonna di 1100 camion dell’esercito che trasportavano 11 battaglioni militari e 11 ministri (il numero 11 è considerato di buon auspicio).
I progetti per Naypyidaw erano ambiziosi, volendo creare una metropoli divisa in 8 distretti (superficie totale di oltre 7000 kmq): ai già esistenti Pyinmana, Lewe e Tatkon, furono aggiunti Ottarathiri, Dekkhinathiri, Pobbathiri, Zabuthiri e Zeyathir. I palazzi governativi, dei ministeri e delle più alte istituzioni furono posizionati nel quartiere di Pyinmana, a 3 km dal vecchio centro abitato.
Pagoda Uppatasanti
Dal punto di vista urbanistico, Naypyidaw è stata divisa in zone d’utilizzo: abitativa, militare, alberghiera, turistica, ministeriale, commerciale, internazionale e area della Pagoda Uppatasanti. Quest’ultima è la replica quasi identica della più celebre Pagoda Schwedagon di Yangon ed ospita una reliquia del dente di Buddha dalla Cina. La sua grande mole (raggiunge i 99 metri di altezza) e il color oro, la rendono un punto di riferimento molto evidente nel panorama urbano di Naypyidaw.
Accanto alla pagoda, in un padiglione aperto, ci sono 5 elefanti bianchi legati a catena. Anche la loro presenza pare sia di buon auspicio, perché una leggenda narra che il re che avesse avuto nel suo palazzo cinque elefanti bianchi, avrebbe governato sotto una buona stella. Che sia vero o meno, ciò che è indiscutibile è che il presidente birmano governa dal palazzo più imponente di Naypyidaw, un edificio le cui dimensioni fanno impallidire Versailles e il Congresso americano.
Parlamento di Naypyidaw
Il Parlamento birmano è una costruzione imponente, protetta da una cancellata di ferro battuto istoriato, lunga diversi chilometri; davanti all’ingresso è vietato sostare e tra questo e il palazzo c’è un fossato largo 100 metri, attraversato da ponti sospesi molto distanti tra loro e con un immenso giardino tutto intorno. Davanti è stato costruito uno stradone con 10 corsie per senso di marcia, in modo da poter fungere anche da pista di atterraggio per piccoli aerei in caso di necessità.
I grandi piani per questa città non hanno dato ancora i loro frutti e, ad oggi, Naypyidaw può essere definita una città fantasma. Alle maestose infrastrutture (palazzi giganteschi e strade da 8 a 20 corsie) non corrisponde un’altrettanto massiccia popolazione. In una città grande sei volte New York, sembra che non si arrivi al milione di abitanti, facendo di Naypyidaw una mera cattedrale nel deserto.
Per anni è stato vietato il libero accesso agli stranieri, che potevano entrare solo con un invito ufficiale, ma anche con la definitiva apertura ai visitatori qui non c’è mai folla, non si incontra il tipico fermento delle strade birmane, niente incroci trafficati o lunghe file per i monumenti: la verità è che la capitale Birmania non è affatto una meta anelata dai turisti, anzi.
I musei, i ristoranti e le strade sono vuoti e il tutto dona alla città un’atmosfera artificiosa e innaturale.
Nessun venditore di betel per le strade, nessun trishaw o carretto trainato da buoi e cavalli, solo ordine, un ordine surreale e opprimente. Naypyidaw Birmania è un luogo pensato per celebrare geometria e pianificazione, studiata in ogni dettaglio, ma che manca di un qualunque segno di evoluzione storica e stratificazione culturale. L’idea che dà nell’insieme è che sia stata pensata per sfoggiare potenza, per dare prova dell’ordine del regime e trasmettere un’immagine di stabilità.
La storia recente della Birmania è stata turbolenta, dal colpo di stato il governo ha represso qualsiasi forma di opposizione, censurando il libero pensiero e arrivando ad imprigionare in casa sua Aung San Suu Kyi, pacifista e premio Nobel per la pace per la sua campagna contro il regime militare violento. Naypyidaw è un’affermazione del potere del governo, che così si auto celebra e sembra voler gridare la sua esistenza al mondo.
Dopo 10 anni dalla sua costruzione e nonostante gli incentivi offerti a chi decidesse di trasferirsi, Naypyidaw resta quasi vuota e non riesce a decollare. Per lo più è abitata dagli impiegati amministrativi che, lavorando nelle sedi di governo, hanno dovuto trasferirsi per non perdere il lavoro. Basta visitare i villaggi poco distanti dalla città per rendersi conto dell’enorme divario esistente: di colpo le infrastrutture di ultima generazione lasciano il posto a servizi essenziali e a strade sterrate e polverose, mostrando la vera quotidianità di gran parte dello stato.
Naypyidaw è una splendida copertina, sfarzosa e curata nei minimi dettagli, ma non ha niente a che vedere con la Birmania (ex Myanmar) e la sua storia, con la sua cultura e la sua autenticità. Qui sembra di essere su un set cinematografico, costruito per uno scopo preciso, ma completamente fasullo, di facciata. È per questo che Naypyidaw manca di fascino rispetto ad altre mete birmane, luoghi storici e antichissimi, dove si respira la vera atmosfera del paese.
Yangon
Valle di Bagan
Non stupisce, dunque, che luoghi come Yangon, Bagan, Mandalay e il Lago Inle siano molto più visitati e apprezzati dai turisti e dai pellegrini e che spesso in un itinerario in Birmania, la tappa a Naypyidaw non venga neanche inserita (al massimo se ne sfrutta l’aeroporto). Qui non si ritrova la millenaria cultura birmana, non se ne apprezzano le sfumature e le caratteristiche, non ci si immerge nella sua brulicante vita quotidiana.
Lago Inle
Mandalay
Conscious Journeys propone diversi itinerari per un viaggio in Birmania, più o meno lunghi (dai 16 ai 9 gg, più eventuali estensioni mare), per offrire una panoramica varia e significativa di questa splendida terra. Naypyidaw non è stata inclusa in nessuno di questi, proprio per la sua mancanza di fascino e per lasciare posto a luoghi molto più significativi e storici.
Gli itinerari sulla terraferma partono da Mandalay o da Yangon, mentre la crociera nelle Isole Andamane parte da Ranong. Gli itinerari “continentali” offrono diverse esperienze affascinanti, come la meditazione in monasteri, trekking per ammirare la natura locale e incontri con i villaggi, le ONG e le varie associazioni che mirano a preservare la cultura e le tradizioni birmane.
L’itinerario Birmania e Isole Mergui coniuga le bellezze continentali con le splendide spiagge delle isole Mergui, paradisi incontaminati perfetti per rilassarsi e godersi la natura; mentre la crociera nel mare delle Andamane mira non solo a farvi scoprire gli arcipelaghi-gioiello delle Isole Andamane e Mergui, ma anche a far conoscere meglio la cultura Moken.
I Moken sono una comunità nomade che vive su queste isole da sempre, vivendo in perfetta simbiosi con il mare, pescando e spostandosi in base alle stagioni. Attualmente il loro stile di vita è minacciato sia dai governi che vorrebbero maggiore controllo su di loro sia dalla pesca intensiva e dagli interessi economici che stanno limitando (e in parte distruggendo) le aree a cui hanno avuto accesso per secoli.
Ogni tour è stato progettato nel pieno rispetto dei principi del turismo responsabile, con alloggi laddove possibile presso strutture ecocompatibili, rispettose dello stile architettonico locale o presso famiglie locali, per immergersi completamente nella cultura ospitante. L’aspetto umano ha sempre un ruolo di rilievo nel viaggi di Conscious Journeys, nella ferma convinzione che l’incontro / confronto con l’altro sia imprescindibile per una reale comprensione di una cultura diversa dalla propria.
La Birmania (o Myanmar) è uno dei pochi paesi asiatici ancora fedele alle sue radici, conseguenza della chiusura voluta dal regime militare che lo ha governato fino a poco fa e che ancora oggi fa sentire il suo peso, nonostante recentemente siano state indette elezioni libere e democratiche. Qui la contaminazione dell’occidente è lontana, ma se non si preserveranno le conoscenze, le tradizioni e le arti nel modo giusto, la globalizzazione potrebbe avere la meglio anche in questo caso.
Per questo risulta fondamentale viaggiare in modo consapevole e responsabile, per non contribuire al circolo vizioso di appiattimento culturale che è ormai dilagante.
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