- by Conscious Journeys
- Filed under Bhutan.
- Tagged Festival.
Paro Dzong è una città del Bhutan che conta circa 20.000 abitanti. È situata ad est del monte Jhomolhari, considerato sacro dai bhutanesi, ed è il capoluogo del distretto di Paro. Trovandosi sui principali nodi stradali del paese, Paro è divenuta un centro commerciale importante del Bhutan e possiede anche l’unico aeroporto internazionale dello stato. Il Bhutan è noto per essere un paese che attribuisce molto rilievo alla felicità interna lorda; nonostante sia al 160° posto quanto a PIL, la sua popolazione pare essere tra le più felici e consapevoli del pianeta. Forse questa felicità è attribuibile anche alle feste che si celebrano durante l’anno, come il celebre festival di Paro.
L’atmosfera della città è quasi fiabesca, con le sue case vivaci e colorate, e con la primavera arriva uno degli eventi più attesi dell’anno, che ha anche reso famosa la città: il festival di Paro o Tshechu, ovvero una festa religiosa buddhista, un’evento tra i più importanti del distretto. Nonostante attiri molti turisti e visitatori, il festival di Paro non ha perso il suo significato religioso, né si è adattato a meccanismi turistici. La festa viene celebrata ancora oggi in maniera tradizionale dalle locali comunità bhutanesi. Il termine Tshechu significa ‘decimo giorno’ ed infatti la festa si tiene il decimo giorno del secondo mese del calendario lunare bhutanese, giorno del compleanno di Guru Rinpoche, il prezioso maestro. Il mese esatto però varia da tempio a tempio.
Guru Rinpoche, il cui vero nome era Guru Padmasambhava che significa ‘colui che è nato da un fiore di loto’, diffuse attorno all’800 d.C. il Buddhismo Vajrayana o Mahayana in Bhutan. Tale corrente buddhista è nota anche Buddhismo tibetano ed il Guru ne è considerato il fondatore. Sebbene sia originato da quello tibetano, il buddhismo bhutanese ha poi sviluppato rituali, liturgia e organizzazione monastica specifiche. Il Bhutan è l’unico paese al mondo ad aver mantenuto il Buddhismo Mahayana, nella connotazione tantrica Vajrayana, come religione ufficiale di stato.
Il Paro festival si svolse per la prima volta nel 1644, per volere di Zhabdrung Ngawang Namgyal (fondatore dello stato del Bhutan) e Ponpo Rigzin Nyingpo, in occasione della consacrazione dello Dzong della città. Lo Dzong è una struttura tradizionale bhutanese, adibita a monastero o a sede amministrativa della comunità: sono costruiti come delle fortezze in pietra, con il primo piano privo di finestre ed il tetto in legno. In tutto il Bhutan se ne trovano di molto ben conservati.
Varie zone del Bhutan hanno il proprio Tshechu e, assieme al festival di Paro, il più famoso è quello di Thimphu. Il Paro Tshechu dura 5 giorni, cadenzati dal ritmo di canti popolari, trombe, flauti e cembali, ed attira molte persone anche dai distretti vicini. Tante danze e spettacoli teatrali tradizionali, chiamati ‘cham’, si susseguono accanto ai rituali religiosi; tutti indossano abiti tradizionali coloratissimi e molto elaborati: danzatori, monaci e laici coprono il viso con delle maschere, ognuna con un profondo e spesifico significato. Le danze spesso raccontano momenti della vita del Guru Rinpoche, ne ricordano gli insegnamenti e le gesta e durante le rappresentazioni si invocano le divinità e le dottrine tantriche, che con la loro benedizione possono sconfiggere il male e donare pace e felicità al Regno del Bhutan. Nei monasteri sono i monaci ad eseguire tali danze, mentre nei villaggi se ne occupano anche uomini laici.
Per i fedeli partecipare al festival di Paro significa purificarsi dai peccati e guadagnare meriti e per l’occasione tutti si agghindano a festa, sfoggiano i loro abiti migliori ed i gioielli, bevono tè al burro e bevande d’orzo. Per i turisti è il momento perfetto per visitare il Bhutan, perché durante il festival di Paro si può osservare un frangente significativo della cultura bhutanese e a conoscerne gli abitanti, attraverso usi e costumi. Il culmine del Tshechu è raggiunto con il dispiegamento del Thangka nel cortile del Dzong. Il Thangka, il cui nome significa ‘Than’ piano e ‘Ka’ dipinto’, è un grande arazzo di seta dipinto, splendido esempio di arte buddhista, che viene esposto all’alba dell’ultimo giorno di festa, ma solo per poche ore. Il dipinto di 30 x 45 metri rappresenta il Guru Padmasambhava al centro, con al fianco le sue due consorti, Mandarava e Yeshe Tsogyal, e le sue 8 incarnazioni. Tutti i fedeli attendono questo momento, poiché i Thangka sono considerati talmente sacri, che il solo osservarli libera da tutti i peccati ed infatti è proprio questo il significato letterale di ‘thongdroel’, altro nome del Thangka. Una volta che l’arazzo è stato dispiegato si susseguono diverse danze evocative: la danza del Signore della Morte e della sua consorte (Shingje Yab Yum); la danza dei signori dei terreni di cremazione (Durdag); la danza dei cappelli neri (Shanag); la danza del tamburo (Drametse Ngacham); la danza delle otto specie di spiriti (De Gye mang cham) e altri canti e danze. Dopodiché il thangka viene arrotolato e riposto nuovamente all’interno del Dzong, dove resta in attesa di essere ammirato l’anno seguente. Per la comunità e per ogni fedele è fondamentale assistere ad un Tshechu almeno una volta nella vita, per poter ricevere la benedizione e lavare via tutti i propri peccati.
Conscious Journeys propone due itinerari in Bhutan, Il meglio del Bhutan: natura, comunità e trekking e L’essenza del Bhutan, oltre ad un viaggio in combinazione con il nord dell’India Sikkim e Bhutan. In ogni viaggio in Bhutan è compresa la tappa in questa città tanto caratteristica e se si viaggia nel giusto periodo dell’anno si potrà vivere l’esperienza di partecipare al celebre festival di Paro e assistere alle rappresentazioni danzanti o teatrali e comprendere meglio la spiritualità di questo paese e del suo popolo. Ogni itinerario vi porterà alla scoperta dei luoghi più noti del Bhutan, ma scoprirete anche tante piccole realtà come i villaggi tradizionali e le organizzazioni, come Vast (Voluntary Artists’ Studio) e CTSA (Choki Traditional Art School) che lottano ogni giorno per la salvaguardia delle arti tradizionali bhutanesi e per permettere ai giovani di apprendere un mestiere o seguire le proprie inclinazioni e divenire autonomi ed autosufficienti. Visiterete alcuni templi, incontrerete i monaci buddhisti, gusterete i piatti tipici locali, così da immergervi completamente nella antica cultura bhutanese.
Lascia un Commento