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Navaratri (anche Navarathri o Navratri), che deriva dal Sanscrito e letteralmente significa “nove notti”, è una importante festività induista dedicata a Devi o Shakti, la Madre divina, lato femminile di Dio.
Nell’India del Nord è nota anche come Durgotsava, cioè la festa di Durga, durante la quale si venerano le nove forme di Durga, “Colei che è difficile da vincere”.
È celebrata in tutto il mondo induista e in particolare in India. Nei testi sacri dei Purana e dei Dharma-shastra, si fa riferimento a due (o quattro) Navaratri, una di primavera chiamata Vasantanavaratri, meno praticata, ed una autunnale, Sharanganavaratri, molto più sentita. A livello regionale o individuale sono celebrate anche la Magha Navaratri tra Gennaio e Febbraio e la Ashada Navaratri, tra Giungo e Luglio, all’inizio della stagione dei monsoni.
Le celebrazioni di Navaratri assumono caratteristiche regionali, infatti negli stati indiani nord-orientali la festa è chiamata Durga Puja e celebra in modo particolare la vittoria della dea guerriera Durga sui demoni, per riportare la Dharma; mentre nell’India settentrionale e occidentale, è legata anche alla vittoria che Rama ebbe sul demone Ravana, grazie all’aiuto della Devi Durga ed è chiamata anche Ramalila. Durante questi giorni si recitano alcuni episodi tratti dal Ramayana, mentre il decimo giorno si bruciano le effigi dei demoni Ravana, Kumbhakarna e Meghanada.
Con l’arrivo della luna nuova del mese lunare di Ashvina (settembre-ottobre), iniziano i festeggiamenti di Navaratri, che durano ben 9 notti e 10 giorni, durante i quali si svolgono rituali, canti, danze e si recitano episodi tratti dalle scritture sacre; si osservano usi e costumi anche molto diversi tra loro, in base all’area geografica di provenienza e alla usanze delle varie famiglie. Si modellano anche delle effigi in terracotta della Devi e il decimo giorno vengono immerse in acqua o date alle fiamme.
In India meridionale, Navaratri si svolge secondo uno schema preciso:
Navaratri è una festa femminile, molto cara alle donne, proprio perché in questi giorni ognuna di loro diviene espressione della Devi, della Madre: in alcune famiglie vengono simbolicamente adorate come la Devi, offrendo loro cibo, abiti e danze.
Navaratri è anche un nuovo inizio, ci si purifica dalle proprie colpe e si ricomincia con una nuova energia.
L’idolo della dea Durga viene trasportato sulle rive del fiume sacro Gange per l’immersione
Alla fine delle nove notti, durante il decimo giorno, comincia la festività del Dasahara, “ciò che dissolve le dieci colpe/errori”. Questo decimo giorno è chiamato Vijayadashami, “il decimo giorno della vittoria”, e fa riferimento a un mito presente nei Purana, che racconta la nascita di Durga e l’origine della Navaratri: è il mito di Mahisha Asura.
Il mito narra della dura e prolungata ascesa cui si sottopose il demone (asura) dalla testa di bufalo, Mahisha, che fu poi premiato dal dio Shiva con il privilegio di non poter essere ucciso da alcun uomo o dio (Deva). Forte di questa sua invincibile condizione, il demone iniziò a provocare disordini e terrore nei tre mondi. Ciò allarmò gli Dei che si consultarono per cercare una soluzione. Non potendo essere ucciso da alcun uomo o Dio, gli dei si rivolsero alla Shakti suprema, perché solo una Devi avrebbe potuto annientare il malvagio Mahisha.
Così le tre supreme Devi, Lakshmi, Saraswati e Parvati, diedero vita a una Shakti fiera e potente, frutto dell’unione delle loro energie: Durga.
Tutti gli Dei la armarono, così da renderla indistruttibile. La lotta tra Durga e Mahisha durò nove notti e solo il decimo giorno, spossato dall’impetuosa forza della dea Durga, Mahisha fu sconfitto, trafitto dal trishula della Shakti.
La celebrazione del Vijayadashami è sentita in modo particolare in Karnataka, precisamente in Mysore: il Mahabhrata racconta che i fratelli Pandava, nel loro 14° anno di esilio, decisero di nascondere le loro armi divine sotto un albero di shami (Mimosa suma) per tutta la durata della Navaratri. I fratelli pregarono Durga Devi di proteggere le loro armi fino al loro ritorno, che avvenne un anno dopo. Ritrovate le armi intatte, i Pandava si diressero contro i loro nemici e li sconfissero con l’aiuto della Devi. Ancora oggi scambiarsi un ramoscello di shami è un augurio di vincere sul male.
Indipendentemente dal mito o leggenda a cui sono più o meno legati, i 10 giorni di Navaratri celebrano la vittoria del bene sul male e ogni giorno è dedicato ad una delle 9 incarnazioni della dea: Shailaputri, Brahmcharini, Chandraghanta, Kushmunda, Shandmata, Katyayani, Kalaratri, Mahagauri e Sidhidatri. Tutte queste incarnazioni sono rappresentate in modi diversi: in sella ad un asino, un toro, un leone, una tigre; con due, quattro o otto braccia; armata e aggressiva o pacata e rassicurante.
Ogni giorno della Navaratri è, inoltre, legato ad un colore: il primo giorno è rosso, a rappresentare il vigore; il terzo giallo, per il coraggio; l’ottavo rosa, per l’ottimismo.
Sebbene sia festeggiata in modi a volte molto diversi tra loro, l’importanza di Navaratri nel mondo induista è indiscutibile ed è un appuntamento annuale imperdibile per ogni fedele.
La città in festa per il Navaratri
Per farvi assistere alla festività del Navaratri, Conscious Journeys organizza delle partenze di gruppo con l’itinerario Il sacro Gange. Un itinerario innovativo e spirituale che parte dalla capitale indiana Nuova Delhi fino a giungere a Calcutta, passando per Rishikesh, Haridwar, Varanasi e Shantiniketan, percorrendo alcune tappe sacre fondamentali che si snodano lungo il fiume Gange.
Visitare questi luoghi durante una celebrazione così importante per l’Induismo come il Navaratri renderà l’esperienza ancora più pregna e suggestiva, offrendo un punto di vista privilegiato per approcciare ad una cultura antica e profonda e capirne le ragioni più intime.
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